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Se il tradimento è fatto con stile non va risarcito

Boom di richieste economiche da coniugi offesi. Ma in Veneto un giudice minimizza: "Lei è stata discreta, nessun danno"

Se il tradimento è fatto con stile non va risarcito

Se una storia di corna finisce in mano agli avvocati, dunque ai giudici, allora preparate il portafoglio. Si va via di assegni di mantenimento, e questo era ed è previsto, ma da qualche tempo è spuntata una nuova formula per fare cassa: i danni morali, biologici, esistenziali. Le corti si riuniscono e si ritirano per la sentenza, i legali compulsano codici, gonfiano parcelle, le udienze si prolungano mentre le tresche affrontano un periodo di pausa e di riflessione. Il maschio cornuto o la femmina cornificata hanno capito da qualche tempo che si può vivere di rendita, la flagranza di reato è un dettaglio, la fuga d'amore fa parte del repertorio, ma adesso emergono i risvolti morali, la sofferenza che si tramuta in cifre a più zeri. La dignità ha un costo, la lesione di un diritto costituzionalmente protetto, quale quello della salute, va assolutamente suturata con un risarcimento cash o in comode rate. I casi si moltiplicano. Prendete quello del marito che fa una figlia con l'amante senza interrompere il rapporto matrimoniale con la propria moglie e senza chiedere la separazione. Accade in seguito che i due decidano di abbandonarsi, nel senso legale.

Il tribunale infligge l'addebito mensile di 3.500 euro al marito neopadre extra moenia, la corte di appello riduce l'assegno a 3.350 euro, dei due tutti sanno tutto ma per legge è impossibile rivelare le generalità, trattasi di coppia friulana, passata nelle aule di Udine e di Trieste. Non è finita qui. Anche se una donna fa le corna al marito non con un amante ma con un'amante, dove l'apostrofo svela il sesso della sodale, ecco che la Cassazione si esprime e infligge alla signora, madre di tre figlie, la colpa, avendo tra l'altro tradito il consorte con una compagna di scuola della propria figlia. Colpa grave per il morale delle ragazze.
Non bastano poi le parolacce, continue, ripetute, via telefono, direttamente a tavola o in camera da letto, alla presenza di parenti stretti e non, per poter giacere con un'altra donna e scaricare con lei la propria depressione. No, zitto, ascolta le ingiurie e paghi, la dignità in questo caso, a differenza dei dischi in vinile, ha soltanto una facciata A o sfacciata per meglio dire.

Insomma è un gran ballo di carte bollate e di sentenze, laddove ormai l'istituto storico del tradimento, detto delle corna, sta diventando un bancomat con il codice che non è più segreto ma ormai conosciuto da tutti: richiesta di danni morali. Dipende dal tipo di corna, comunque: manifeste, sotterranee, grandiose, sfuggenti e da qui la Cassazione procede, quasi usando un cornometro. Come nell'ultimo caso, quello di una moglie di Treviso condannata in primo grado a risarcire con 10.000 euro al marito il danno da scappatella, e poi «graziata» in Appello perché secondo la corte le corna erano fatte con stile, discrezione, insomma senza arrecar danno al cornificato. Di certo l'introduzione di questa nuova figura, per l'appunto la lesione morale, lo strappacuore che non trova nessun cardiochirurgo capace di lenire il dolore, apre orizzonti di gloria agli studi legali e alle corti già affollate di altre materie e contenziosi.


Per concludere, scelgo di ricordare una frase di Yves Montand, esperto in materia: «Penso che un uomo possa avere due, tre relazioni extraconiugali, quando è sposato. Ma il massimo è tre. Dopo diventa infedeltà». Forse a lui si ispirano le nostre Supreme Corti.

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