Sedotti e abbandonati, la dolorosa parabola dei montiani ex Pdl

I parlamentari azzurri che avevano lasciato via dell’Umiltà ora si leccano le ferite. Esclusi Frattini, Mantovano, Pisanu e Bertolini

Sedotti e abbandonati, la dolorosa parabola dei montiani ex Pdl

Da «Io c’entro» a «voi restate fuori». Maltrattati, amareggiati, scaricati, delusi, traditi. Convinti di essere in pole position ma poi cancellati dalla griglia o retrocessi nelle posizioni più arretrate. Speranzosi di aver trovato una nuova giovinezza politica cancellando il segno del Cav e stampando a fuoco quello di Monti e poi improvvisamente ridotti all’oblio.

E’ una parabola dolorosa quella dei transfughi del Pdl che negli ultimi mesi si sono riposizionati, chi prima chi dopo, a colpi di interviste e di voti parlamentari, sulle sponde montiane. Una scommessa apparentemente vincente, alla luce dello straordinario battage mediatico scatenatosi all’indomani del varo del governo Monti. Non sempre però le ciambelle riescono con il buco. E a volte i pifferai partono per suonare e poi vengono suonati. In politica, poi, gli scenari cambiamo velocemente ed è facile sbagliare previsioni e «puntate». Solo che probabilmente nessuno avrebbe potuto immaginare una eliminazione così chirurgica dei tanti aspiranti montiani provenienti da Via dell’Umiltà. Alla fine, infatti, l’unico a essersi salvato davvero è Mario Mauro, oltre ovviamente a Gabriele Albertini, elevato al rango di candidato alla presidenza della Regione Lombardia (sia pure senza reali possibilità di vittoria) Per il resto, a uno a uno, sono caduti tutti. Nelle liste, infati, non comparirà né Franco Frattini (mai particolarmente entusiasta della candidatura avendo altre ambizioni e aspirazioni), né Alfredo Mantovano, né Giuseppe Pisanu. Così come resteranno fuori Isabella Bertolini, Giorgio Stracquadanio, Roberto Antonione mentre Giuliano Cazzola deve accontentarsi di un terzo posto al Senato in Emilia, una posizione fortemente a rischio.

Le loro parole sono quelle di chi sperimenta un brusco risveglio. Alcuni se la prendono con Casini e Fini. Altri con l’ingratitudine montiana. E c’è anche chi ricorda di non avere affatto rotto con Silvio Berlusconi. Giuseppe Pisanu, ad esempio, punta il dito contro il leader Udc che non si sarebbe speso per tutelarlo e perorarne la candidatura in Senato. E, in una ricostruzione della agenzia Agi, ricorda ai suoi interlocutori di non aver mai «tradito» il presidente del Pdl e di essere pronto a ricucire i rapporti. C’è Isabella Bertolini che, al termine di una trattativa non andata in porto, critica l’assenza di chiarezza della coalizione montiana rispetto «al nodo della possibile alleanza con la sinistra». Si lamenta anche Roberto Antonione, puntando il dito contro la mancanza di criteri meritocratici e di considerazione per il legame con il territorio. «Se questa è la nuova politica, viva il vecchio... Vedo poco di innovativo». E annuncia che «ora guarderà alle persone serie», non escludendo neppure una interlocuzione con Pierluigi Bersani, ferma restando la sua incompatibilità politica con Vendola. Cazzola stesso manifesta tutto il suo malumore per non essere stato candidato in una posizione che gli possa garantire il posto. «Non posso dire di essere soddisfatto.

Dire che mi aspettavo una posizione migliore ora serve a poco. Limitare a tre le liste di appoggio a Monti e non creare una lista di ex Pdl è stata una scelta discutibile». Lacrime di coccodrillo che certo non riusciranno a scalfire la dura scorza dei cuori montiani.

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