MilanoNelle numerose interviste che amava rilasciare, don Alberto parlava delle condizioni dei detenuti di San Vittore a cui spesso doveva procurare anche il dentifricio perché non avevano un soldo. Ieri però s'è anche capito perché: il cappellano del carcere pretendeva in cambio favori sessuali. E siccome i fatti non sono stati solo denunciati ma anche documentati dalle telecamere nascoste, ieri sono scattate le manette. Immediata la reazione della curia milanese che esprime «sconcerto e dolore per l'arresto».
Finisce nel peggiore dei modi, la vicenda di don Alberto Barin, 51 anni, cappellano dal 1997. Un impegno che iniziava prestissimo in piazza Filangeri, dove il sacerdote arrivava in tempo per celebrare messa già alle 8.30. Poi iniziava e ricevere i carcerati nell'ufficio ricavato all'interno del terzo reparto, dove erano presenti anche due detenuti-sacristi e un agente penitenziario. «Molti di loro - spiegava ai giornalisti don Alberto - non hanno neppure i soldi per acquistare allo spaccio interno un pacchetto di sigarette o la schiuma da barba. Grazie alla Provvidenza riesco a versare qualche spicciolo sul conto dei più diseredati o a regalare qualcosa: dentifricio, francobolli, orologi e persino occhiali». Ma ieri s'è visto che non era un impegno propriamente disinteressato.
All'inizio dell'estate si presenta infatti alle guardie un giovane detenuto africano che racconta di essere stato violentato da un altro carcerato. Poi aggiunge: non è stato l'unico ad abusare di lui, lo aveva fatto anche il cappellano. La sezione di polizia giudiziaria della «penitenziaria» avvia le indagini a cui poi si affianca anche la squadra mobile. Vengono piazzate alcune telecamere nell'ufficio del sacerdote all'interno del carcere e nella sua abitazione appena fuori le mura. In questo modo vengono individuati almeno sei detenuti, tutti africani tra i 22 e i 28 anni, oggetto delle attenzioni del prete.
Don Alberto infatti riceve i giovani carcerati nel suo studio per raccogliere le loro richieste. Spesso sono cose minime, un pacchetto di sigarette, lamette e schiuma da barba, ma qualche volta si trattava di affari più delicati, come appoggiare le domande per ottenere i benefici di legge: sospensione della pena, arresti domiciliari, semilibertà. E anche in questo caso scatta il ricatto con classico, trito e spregevole: «Sì, se sarai gentile con me». Le registrazioni attestano almeno sei giovani violentati, cinque confermano gli abusi, un sesto si rifiuta di testimoniare. Le indagini mettono in luce come le molestie di don Alberto siano iniziate almeno nel 2008, per cui le sue vittime potrebbero essere molte di più, giovani magari nel frattempo scarcerati.
Ieri pomeriggio sono scattate le manette, il sacerdote è stato prelevato proprio in piazza Filangeri alle 17 e portato nell'istituto di Bollate dove è stato creato un apposito braccio per mettere i «sexual offender» al riparo dalle aggressioni degli altri detenuti.
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