La sfida bipartisan di Quagliariello: cambiare la Carta

RomaL'intenzione c'è, ed è trasversale. Lasciate alle spalle le contese della campagna elettorale, è necessario mettere mano alla più ambiziosa delle riforme, ancora agli esordi: la modifica della Costituzione. Ora c'è un manifesto, e i firmatari vengono da partiti ora in lotta a meno di venti giorni dalle elezioni. Tra i promotori ci sono il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi, il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, Gaetano Quagliariello del Pdl, Luciano Violante del Pd. Nella prossima legislatura sarà questo uno dei temi principali, la sfida del cambiamento. E il Pdl annuncia quale sarà la riforma costituzionale più urgente: «Riproporremo il presidenzialismo», annuncia il vicepresidente dei senatori del Popolo della Libertà, con l'elezione diretta del capo dello Stato da parte dei cittadini, «fin dall'inizio della prossima legislatura».
Nel manifesto bipartisan si parla di una «Costituzione figlia della stagione ormai compiuta della Guerra fredda, ricca di insostituibili valori e principi ma anche di compromessi nell'organizzazione dei poteri». Una Carta quindi da modificare, aggiornandola ai tempi moderni e alle mutate situazioni della società. «Nel 1947 - prosegue il manifesto - la Costituzione ebbe un voto quasi unanime. Si è iniziata un'improvvisata prassi di interventi costituzionali a colpi di maggioranza, mentre altre parti degli assetti materiali delle istituzioni sono state risolte con una strategia di approssimativi referendum». È mancato insomma, contestano i promotori della manifesto, un piano ragionato di riscrittura dei punti anacronistici della Costituzione. Per esempio «ai vecchi nodi si sono aggiunti quelli nuovi di un pasticciato federalismo all'italiana, con l'assenza di un Senato federale». Colpa di tutti: occorre ora avviare «un processo di revisione costituzionale che memorizzi i fallimenti di un trentennio di tentativi, dalla commissione Bozzi alle riforme federaliste di centrosinistra e centrodestra».


Il Pdl sa già quale sarà uno dei disegni di legge cardine su cui lavorare: il presidenzialismo si è arenato dopo il sì del Senato per «la mancanza di coraggio dei nostri avversari - dice Quagliariello -, ma noi non abbiamo alcuna intenzione di mollare questo progetto».

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