Che Berlusconi continuasse a nutrire forti perplessità e grande diffidenza verso le procure di Milano e Napoli era piuttosto chiaro anche martedì sera quando, pur grato a Napolitano per la sua presa di posizione, in privato il Cavaliere continuava a non nascondere tutti i suoi dubbi. Al di là della presa di posizione del Quirinale, infatti, la convinzione del leader del Pdl resta quella che ci siano ormai alcuni «pm fuori controllo» e che «la loro marcia non si fermerà finché non mi avranno fisicamente privato della libertà». Per questo già martedì sera i dubbi di Berlusconi facevano da contrappeso all'ottimismo di molti big del Pdl, forse eccessivamente entusiasti per la sortita di Napolitano.
Perplessità che il Cavaliere vuole mettere nero su bianco in tarda mattinata, dopo aver letto le dichiarazioni di Migliavacca. Il coordinatore della segreteria del Pd, dice infatti a SkyTg24 che «se gli atti fossero fondati» il suo partito in Senato voterebbe a favore di un'eventuale richiesta d'arresto per Berlusconi. Apriti cielo. Per l'ex premier, infatti, l'uscita di Migliavacca - uomo vicinissimo a Bersani - non è che la conferma di quello che ormai pensa da tempo. E cioè che un eventuale asse Pd-M5S per dar vita ad un governo di minoranza passi per l'accordo di dare in pasto ai rispettivi elettorati la testa di Berlusconi.
Il leader del Pdl se ne è ormai convinto e poco importa che nel tardo pomeriggio la procura di Napoli si affretti a dire che non c'è alcuna richiesta d'arresto per l'ex premier. Ormai il livello dello scontro ha superato il livello di guardia e dopo la doppia visita fiscale che gli è arrivata al San Raffaele e le vicende degli ultimi giorni il Cavaliere ha chiuso qualunque canale, non solo di dialogo ma pure di fiducia. È muro contro muro, scontro totale. Per questo, letta l'uscita di Miglavacca, Berlusconi dà il via libera a che l'intervista concessa a Panorama sia anticipata alle agenzie di stampa. Giusto per mettere nero su bianco che continua a pensare come sempre. «La magistratura - attacca - si è trasformata da ordine dello Stato in un potere assoluto, onnipotente e irresponsabile». E ancora: «Non sono riusciti a eliminarmi con il mezzo della democrazia, le elezioni, e ora tornano a provarci attraverso questo uso della giustizia a fini di lotta politica».
Secondo Berlusconi, dunque, Bersani - pur di salvare la faccia dopo l'evidente insuccesso nelle urne - è disposto a trascinare il Pd verso «una vera e propria deriva giustizialista». Trasformarlo nel «partito delle manette» che «metta il timbro parlamentare alle nefandezze di due procure politicizzate». Il Cavaliere, ieri ancora al San Raffaele dove ha incontrato Maroni per discutere del Pirellone, è però intenzionato a reagire. «Non mi farò schiacciare come è successo a Craxi ma risponderò colpo su colpo», ripete da giorni in privato. Gli fa eco Alfano: «Il Pdl è pronto a reagire con tutte le forze contro questo disegno di inaudita gravità».
È chiaro, però, che una qualche preoccupazione per come si stanno mettendo le cose c'è. Soprattutto dopo che ieri i suoi timori sono diventati realtà alla lettura del calendario delle udienze messo a punto dal tribunale di Milano per il processo Ruby. Napolitano martedì aveva auspicato esplicitamente che il leader del Pdl potesse «partecipare adeguatamente alla complessa fase politico istituzionale che si proietterà fino alla seconda metà di aprile». Un invito a non infittire il fuoco sul Cavaliere, con tanto di data di scadenza. E per tutta risposta i giudici di Milano hanno fissato ben quattro udienze in una settimana: il 18, 20, 21 e 25 marzo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.