Come chiamarlo: razzismo culturale o complesso di superiorità? Forse è solo una sorta di ostilità sociale, figlia della vecchia lotta di classe. Un’avversione antropologica che sconfina nell’odio. Un livore ben camuffato, dentro l’abito intellettuale da maître à penser. Chiude il Billionaire e Repubblica va in orgasmo come se Saviano avesse fatto il record di ascolti. Come se Gad Lerner fosse tornato al Tg1. Una libidine, un trionfo. Evviva. Finisce un’epoca, esulta da Parigi l’editorialista principe del giornale-partito che proprio ieri ha iniziato i suoi quattro giorni di autocelebrazioni a Bologna. Il berlusconismo tramonta anche in Sardegna, nel «covo della pacchianeria italiana». La cui serrata è «una grande notizia» anche per il profeta del mangiar etico, Carlin Petrini, che ne ha goduto in pubblico galvanizzando la platea di una fiera gastronomica. Ma l’euforia non basta a nascondere l’astio. Per Francesco Merlo, quelli lì, Emilio Fede, Flavio Briatore e «l’Italia sardoestiva» sono feccia. «Robaccia» per l’esattezza, «patacche conformiste». Il vero anticonformismo siamo noi, maestri di vita. Anime belle. Salotto buono. Così è se vi pare.
Chissà. È peggio l’eccesso cafonal di Briatore, persino prevedibile nella sua volgarità, o la spocchia del magistero etico? Il kitsch alla luce del sole o la presunzione d’insegnare come si sta al mondo? Alla fine, quello che conta davvero è star seduti sul pulpito dei giornali dei gruppi editoriali giusti. I quali, anche se hanno dei conti aperti con il fisco (230 milioni), riescono a pontificare ugualmente. Oppure funziona anche sciorinare in tv gli elenchi di cose da fare e da non fare per stare dalla parte migliore. Con l’aureola del politicamente corretto, dietro, e la riverenza del bel mondo, davanti. Certo, anche i migliori fanno le vacanze negli hotel di lusso a Saint Tropez. O nei panfili imperiali, come ricorderà Gad Lerner ospite del suo editore Carlo De Benedetti. Però, vuoi mettere, è tutto un altro stile, un’altra allure...
No, signori miei. Nessuno contesta barche e champagne, ostriche e tartufi. Siamo tutti liberi in egual misura di scegliere compagnie e mete preferite. Basta solo che non si usino misure e pesi taroccati. E che non ci si venga a fare la morale. La quale, come già diceva Cossiga, purtroppo è sempre la stessa. Se sei ricco e di sinistra hai vinto. Hai il badge giusto per sederti nel circolo che conta. Gli altri, gli imprenditori che votano diversamente e non si allineano sono per definizione squali, pescecani, quasi certamente ladri. Intoccabili, invece, i Moratti. Maestri di eleganza i Della Valle. Un principe anche Renato Soru, tanto per restare in Sardegna, nonostante la villa a bordo spiaggia munita di eliporto. Ha qualche problema con il fisco anche lui? Sì, ma la sua è un’evasione... meno evasiva. La «protesta fiscale» di Briatore invece è impresentabile. Simbolo di un’Italia trash, falsa e di plastica.
È vero, il mondo è a una svolta radicale e drammatica. Ma a Repubblica continuano a innaffiare sempre la solita pianta della contrapposizione viscerale, del globo diviso in buoni e cattivi. Lo slogan scelto per la quattro giorni di dibattiti e incontri tra le sue grandi firme e i lettori è «scrivere il futuro».
Il festival dovrebbe essere un laboratorio di idee, una piattaforma dalla quale stimolare la politica e la vita civile del Paese. Soprattutto per rigenerare la sinistra. Ma se le premesse sono queste, c’è da temere che la linfa resti sempre quella dell’odio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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