Sinistra delle tasse: si abbatte sul Lazio la stangata Zingaretti

Addizionale Irpef alle stelle per pagare i debiti con Stato e imprese: così la regione in mano al Pd diventerà la più tartassata d'Italia

Sinistra delle tasse: si abbatte sul Lazio la stangata Zingaretti

Roma - Tutti i salmi finiscono in gloria, tutte le manovre finiscono in tasse. Il detto popolare può essere proiettato tranquillamente su tutto il territorio nazionale. Ma sembra proprio che nei prossimi mesi l'applicazione più «dolorosa» riguarderà i cittadini residenti nel Lazio, con un doppio schiaffo fiscale per quelli della Capitale.
Per i contribuenti della Regione Lazio guidata da pochi mesi da Nicola Zingaretti si profila un fortissimo inasprimento fiscale. Nella Finanziaria regionale, approvata il 28 aprile scorso, all'articolo 2 viene spiegato che per pagare i debiti alle imprese si ricorrerà a quanto previsto dal decreto 68 del 2011. Traduzione: si procederà all'innalzamento dell'addizionale Irpef. Attualmente nella Regione Lazio si applica un'addizionale tra le più alte, dell'1,73%. Dal 2014 (ma gli effetti si vedranno nell'anno successivo) l'Irpef aumenterà dello 0,6%. Nel 2015 aumenterà di un altro punto, quindi con un +1,6%.

In sostanza la Regione Lazio ha contratto debiti con lo Stato (anticipazioni di cassa) per tamponare i debiti con gli ospedali e le imprese. Il Lazio avrà dallo Stato anticipazioni di cassa di 1.756 milioni di euro (832 per la sanità, 924 per gli altri settori). Ma a copertura di queste cifre deve offrire alcune garanzie. L'inasprimento dell'addizionale regionale non riguarderà peraltro redditi elevati. Nel mirino, infatti, finiranno i redditi dai 15mila euro annui in su. A quel punto l'imposta toccherà quota 3,33% spingendo il Lazio in testa alle regioni con i contribuenti più tartassati. In pratica l'aggravio Irpef annuo sarà in media di 300 euro annui nel 2015 e di 810 nel 2016. Una seconda Imu. «Non è detto che accada», replicano dalla giunta, con riferimento a possibili vendite di immobili e auspicabili tagli di spesa. Sotto traccia c'è anche la speranza che questa immissione di liquidità possa portare nel giro di un anno a un aumento del Prodotto interno lordo di almeno l'1 per cento, così da avviare un circolo virtuoso e un minimo di ripresa. La sensazione, però, è che tornare indietro rispetto alle decisioni prese sia molto difficile, a meno che non si decida di procedere a una drastica riduzione di spesa da parte della Regione.

Se per i cittadini del Lazio si profilano tempi duri, la situazione peggiore riguarderà i residenti a Roma. Nella Capitale, infatti, si sconterà il combinato disposto della stangata laziale e dell'addizionale comunale doppia che i romani già pagano per rientrare dall'enorme debito lasciato dalla amministrazioni pre-Alemanno. Nella Capitale, infatti, di fronte a un debito certificato dalla Ragioneria generale dello Stato in 12 miliardi e 238 milioni, l'addizionale comunale - su richiesta del ministero dell'Economia - è stata portata dallo 0,5 allo 0,9%. Un +0,4 - quella che Alemanno chiamava la «Veltron tax» - che serve a «garantire il reperimento delle risorse necessarie per alimentare il fondo istituito presso il ministero, necessario per dare attuazione al piano di rientro».

Insomma per il tessuto economico e produttivo di Roma e del Lazio, ma anche per pensionati e lavoratori dipendenti, si annuncia un vero e proprio salasso. Una tempesta fiscale che potrebbe davvero fare da moltiplicatore della crisi in una regione dove la spesa procapite è da tempo in caduta libera.

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