RomaMaroni e Calderoli a pranzo, Alemanno nel pomeriggio seguito dopo qualche ora da La Russa e Gasparri, Squinzi a cena in compagnia di Letta e Confalonieri. Agenda piena quella del Cavaliere visto il via vai di ieri a Palazzo Grazioli. Con Berlusconi che tiene in bella mostra sulla scrivania i bozzetti di quelli che potrebbero essere il nuovo nome e il nuovo simbolo del partito. E con la convinzione che un ritorno alle origini sia ormai «inevitabile». Se poi si chiamerà Forza Italia, confida ai suoi interlocutori, «si vedrà al momento opportuno».
Di certo, spiega, «sceglieremo quello che ha più appeal». Ma sul fatto che l'ex premier voglia tornare a un «movimento leggero» e chiuderla con «i riti della vecchia politica come gli uffici di presidenza» ci sono pochi dubbi. Se poi gli ex An non ci stanno, si sfoga con più di un interlocutore, «vadano pure per la loro strada» che «avremo meno problemi al momento di fare le liste elettorali». Un Cavaliere, insomma, deciso a tirare dritto. E che se probabilmente è ancora in una fase di studio non vuole comunque avere vincoli di sorta e si tiene aperta qualunque soluzione. Ecco perché il pranzo con Maroni e Calderoli, il primo faccia a faccia del neosegretario della Lega con Berlusconi. Un incontro per cercare il disgelo, visto che ultimamente i rapporti tra i due sono stati altalenanti e visto che l'ex premier non ha affatto gradito le ironie di Maroni sul suo ritorno in campo («A San Siro?», aveva detto). Ovvio che si sia parlato del destino del Pirellone, visto che qualunque accordo alle politiche tra Pdl e Lega passa inevitabilmente per la poltrona di governatore della Lombardia che il Carroccio non nasconde di volere per sé. Come anche di legge elettorale, visto che nel caso si arrivi davvero ad una riforma in senso proporzionale la Lega ha bisogno di garanzie sul fatto che la soglia di sbarramento non sia troppo alta o che comunque si preveda un lodo salva Carroccio (stabilendo che un partito che in almeno tre regioni raggiunge una certa quota è comunque dentro anche se sotto lo sbarramento nazionale). E chissà se è un caso che proprio ieri al Senato sulle riforme istituzionali si sia riformato l'asse Pdl-Lega che - tra gli strali di Pd e Idv che decidono di andare sull'Aventino - ha ottenuto un contingentamento dei tempi che porterà al voto finale su semipresidenzialismo e Senato federale già il 25 luglio.
Se da una parte «sonda» Maroni e la nuova Lega, dall'altra il Cavaliere - seppure in privato - manda a farsi benedire Casini che definisce il ritorno in scena di Berlusconi un «film dell'orrore». Si è scordato quanto in quei film gli piaceva recitare il ruolo dell'attore protagonista, la butta lì l'ex premier. Che poi «benedice» la batteria di dichiarazioni di deputati Pdl contro il leader Udc, il segno che un eventuale intesa in vista delle politiche del 2013 resta ancora lontanissima.
Ma ieri, dopo aver visto anche la deputata bolzanina Biancofiore, è stata anche la giornata degli ex An. Con il Cavaliere che, pur esausto per le loro recriminazioni, ha cercato come al solito di smussare, sia con Alemanno che con La Russa e Gasparri. La verità, però, è che le posizioni restano distanti e non tanto per la decisione di Berlusconi di tornare in campo quanto perché gli ex An sono convinti che il Cavaliere stia seriamente pensando ad appoggiare dopo le prossime elezioni un governo che sia in linea con l'esperienza Monti, magari insieme a Pd e Terzo polo. Ed è questa la cosa che davvero non gli va giù.
Berlusconi, però, se ne cura il giusto. E tira dritto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.