L' intesa di massima c'è da giorni, da quando Denis Verdini e Maurizio Migliavacca sono riusciti a trovare un punto d'incontro su una legge elettorale proporzionale con premio di maggioranza del 15% al primo partito, sbarramento del 5% alla Camera e dell'8% al Senato e seggi assegnati per un terzo con liste bloccate e per due terzi in collegi con preferenze multiple sulla falsa riga delle elezioni Europee.
L'intesa c'è, ma Berlusconi non vuole accelerare e continua a studiare quelli che considera i punti più critici della nuova legge elettorale: in particolare l'assegnazione dei seggi nei diversi collegi con il sistema del Provincellum. Argomento, questo trattato ieri in un lungo pranzo a Palazzo Grazioli con Angelino Alfano, Denis Verdini e Paolo Bonaiuti. Un incontro non di secondo piano se il Cavaliere decide di rientrare a Roma dalla Sardegna solo per rimanere neanche ventiquattrore nella Capitale e poi rientrare a notte fonda a Porto Rotondo. E non è che si piomba a Roma a fine agosto senza una buona ragione.
Un motivo valido il Cavaliere ce l'aveva visto che oggi si riunisce il comitato ristretto del Senato che si occupa della riforma della legge elettorale. Il punto è che nella riunione di questo pomeriggio non ci sarà da ratificare alcun accordo, alcuna intesa che possa cambiare le sorti del Paese. Non tanto perché non ci sia un punto d'incontro, quanto perché le parti restano davvero distanti. Distanti e lontane... seppure non nel merito, su cui sembra che l'intesa il Pdl e il Pd l'abbiano trovata da tempo, quanto nella tempistica. Berlusconi, per capirci, pare non che abbia alcuna intenzione di accelerare i tempi e siglare un accordo che necessariamente porterebbe alle elezioni anticipate e aprirebbe il sipario sulla campagna elettorale.
Ed è questo il punto. Il Cavaliere ancora davvero non ha deciso. Ancora non è certo che la sua ridiscesa in campo sia la soluzione migliore. Ancora la considera un'eventualità sul tavolo e non certo una certezza, con buona pace dei tanti che continuano a spingerlo e pressarlo
Anche durante il pranzo di ieri a Palazzo Grazioli il Cavaliere non ha detto una parola definitiva, anche se è stato piuttosto tranchant.
«Non so come finirà s'è sfogato ma certamente non sto qui a fare la comparsa...». Berlusconi, insomma, sta cercando di capire se la sua candidatura potrà essere vantaggiosa per sé e il Pdl e, proprio per questa ragione, tiene sospeso il giudizio sulla riforma della legge elettorale. Anche se in fondo resta dell'idea che lo scendere in campo in prima linea è la sua vera ed unica possibilità. «Alternative confida in privato il Cavaliere non ce ne sono». Chissà se davvero sarà così.
Quel che è certo è che Berlusconi non vuole restare residuale nello scenario che si profilerà nel 2013 e anche se di grande coalizione non si può e non si deve parlare apertamente, l'ipotesi viene soppesata sia ad Arcore che a Villa Certosa. Il Cavaliere, insomma, sta cercando di capire se la sua candidatura potrà essere vantaggiosa per sé e il Pdl e, di conseguenza, tiene il giudizio sospeso sulla riforma della legge elettorale.
Prende tempo dunque. E, nonostante ci sia chi in via dell'Umiltà vorrebbe chiudere al più presto la questione, Berlusconi riesce a temporeggiare sulla trattativa che va avanti da mesi tra Verdini e Megliavacca. Tanto che oggi, raccontano il pd Enco Bianco e il pdl Gaetano Quagliariello, in Senato non ci sarà alcun testo condiviso ma semplicemente si cercherà di proporre un testo su cui si possa provare un'intesa.
Vicina, secondo la deputata Pdl Laura Ravetto, altrimenti il Pd non si comporterebbe (sul fronte Vendola e sul fronte Casini) dando per scontato un'intesa su una nuova legge elettorale che non preveda accordi di coalizione.
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