Roma - «Per il primo aprile non je la famo», disse il premier Matteo Renzi annunciando il taglio fiscale da 80 euro al mese. Un mini rinvio a maggio, spiegò, dovuto a ragioni concrete: per fare partire il taglio Irpef «non ci sono i tempi tecnici da punto di vista della strumentazione dei Ced (centri elaborazione dati, ndr) per adeguare le buste paga». Un favore alle imprese, insomma. Ragionamento credibile, si pensò. Meglio lasciare ai datori il tempo di adeguare le buste paga al taglio delle tasse, le cui modalità - si pensò allora - arriveranno a breve.
Era il 12 marzo. Ora, a pochi giorni da aprile non c'è traccia del decreto. Non si sa come saranno realizzati i tagli, cresce l'incertezza sulla platea degli interessati. Nemmeno sulle coperture, che sono la premessa di tutto, si è diradata la nebbia.
Unica certezza, i centri elaborazione dati delle aziende, i consulenti del lavoro o gli uffici del personale - se e quando arriverà la legge - dovranno fare una corsa contro il tempo, simile a quella che il premier disse di volere evitare un mese fa.
«Per ridurre il cuneo fiscale a partire maggio siamo già in ritardo. Per pagare lo stipendio il 27, il consulente del lavoro o gli uffici del personale delle aziende iniziano a lavorare» giorni prima, spiega Marina Calderone, presidente nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro. Ma possono lavorare solo se hanno chiare le regole del gioco e non è il caso della fatidica busta paga del maggio 2014.
«Il problema più grande consiste proprio nel necessario adeguamento dei programmi gestionali per lo sviluppo delle buste paga. Le softwarehouse dovranno avere il tempo necessario per la rielaborazione, il rilascio e la consegna della release contenente le novità che saranno introdotte. Più tardi vengono ufficializzate le modalità, più è alta la possibilità che non si arrivi in tempo».
Il rischio è che il bonus in busta paga arrivi d'estate. «Normalmente per le modifiche dei programmi gestionali occorrono da uno a due mesi in funzione delle difficoltà interpretative da superare. Questo significa che con il varo del decreto nei primi giorni di aprile già saremmo in ritardo».
D'accordo Stefano Mazzocchi, presidente di Cna Servizi. Alle aziende che curano le buste paga di altre società «servono tempi ragionevoli per adeguarsi». Un problema soprattutto per le aziende medie e piccole. L'esternalizzazione degli stipendi, spiega Mazzocchi, è molto diffusa tra le Pmi. A rendere più preoccupante la prospettiva dei tagli in maggio, aggiunge l'esponente di Cna, il fatto che «ancora non c'è certezza su come saranno realizzati. Si parla di sgravi, bonus, tagli dei contributi».
Incertezza destinata a durare. Prima del decreto, il governo deve varare il Def, il documento di programmazione che indicherà anche le coperture da sottoporre a Bruxelles. Il governo continua ad assicurare che «ci sono» (ieri il sottosegretario all'Economia Baretta), ma i conti della spending review non tornano. Dai cinque miliardi per il 2014, siamo passati a quattro. E tutta l'operazione di tagli Irpef, da dieci miliardi, sta passando a sette miliardi all'anno. La platea degli interessati potrebbe essere ristretta (da 25 a 20mila euro di reddito), magari solo per il 2014.
Ieri il viceministro dell'Economia Enrico Morando ha incluso tra le coperture anche un contributo di solidarietà per le pensioni superiori a 10mila euro al mese. Misura simbolica. I pensionati con redditi lordi da 120mila euro in su sono meno di 76mila. E intanto il tempo passa.
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