A un certo punto Michele Santoro ha inclinato il capoccione e gli ha chiesto, con aria complice: «A lei Monti sta simpatico o antipatico?». E dopo un po': «Ma lì a Malindi... avrete parlato no... insomma, a lui Monti sta simpatico o antipatico?». Eravamo sul finire di Servizio pubblico, la tana del leone per uno come Flavio Briatore, anche se il logo della casa è «Cave canem». Eppure proprio lì, l'altra sera, il grande pubblico (2 milioni 832mila persone, 12,30 per cento di share) ha registrato il nuovo ruolo di Mr Billionaire. Agente non segreto di Berlusconi. Per sapere che cosa bolle nella sua pentola si interpella lui. Che cosa pensa e soprattutto che cosa farà il Cav. Una lista propria, una benedizione ad Alfano, una sponsorizzazione di Renzi, un boicottaggio delle primarie pidielline. L'agente non segreto parla liberamente, e si presta a raccontare i soggiorni keniani tra relax, tisane e chiacchiere politiche. Poi ci mette del suo: il turismo industria della riscossa italiana, la riduzione da 900 a 250 parlamentari...
Nel giro di pochi giorni Santoro è il terzo a sondarlo dopo l'Huffington Post di Lucia Annunziata e Fabrizio Roncone del Corriere della Sera. Idealmente, dall'altra parte dell'arena c'era Maurizio Landini della Fiom, non esattamente un cagnolino di compagnia in vena di effusioni verso gli imprenditori in genere e del lusso nello specifico. Con lui, dialettica reciprocamente rispettosa. Staffe perse invece con l'economista Nunzia Penelope («Non mi rompa i maroni...»), petulante autrice di un libro sulla disuguaglianza tra ricchi e poveri cui era dedicata la serata. Alla fine della quale Mr Billionaire ha tagliato il traguardo dello sdoganamento. Siamo alla terza o quarta vita del geometra nativo della provincia di Cuneo, manager Benetton, vincitore di mondiali di Formula Uno, titolare di uno dei marchi del lusso più noti, Boss stracult di The Apprentice. Gli altri leoncini di Servizio pubblico, Luisella Costamagna e Marco Travaglio, avrebbero voluto addentarlo Briatore, inchiodandolo al berlusconismo di bassa lega e ai suoi inizi opachi chiedendogli cos'ha da insegnare, con la sua fedina penale (storie di gioco d'azzardo), ai giovani manager di oggi. «Un anno fa», ha ruggito Costamagna, «c'era Berlusconi a Palazzo Chigi, Emilio Fede al Tg4 e Briatore al Billionaire. Ora lei sta per vendere...». Dietro gli occhialini un po' califaneschi lui ha replicato alla «lezione della maestrina» sottolineando che ogni mattina si alza pensando che dà lavoro a milleduecento persone «che così possono pagare i mutui, gli affitti, mandare i figli a scuola. Lei che cosa fa, signora maestra?». «Fa giornalismo», l'ha soccorsa Travaglio, «in America se uno ha sbagliato gli tolgono il saluto». «Se fa del giornalismo dovrebbe sapere che nel 2010 sono stato completamente riabilitato...». «Ma le sentenze...». A quel punto è intervenuto Santoro: «Possiamo andare avanti o dobbiamo fare un processo tutta la sera?». E ancora: «Se uno si fa la galera e poi esce non c'è motivo di togliergli il saluto».
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