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Dal tipo di governo alle presidenze di Camera e Senato: gli scenari possibili

Dall'ipotesi di un governo Pd-Sel-M5S a quella di uno tecnico sostenuto da Pdl e Pd (e magari a guida Amato). In ballo le poltrone di Camera, Senato, Coipasir e Vigilanza Rai

Dal tipo di governo alle presidenze di Camera e Senato: gli scenari possibili

Di sicuro c'è solo che il bipolarismo è morto. Grillo ha ucciso la Seconda Repubblica dando il via a un tripolarismo. Almeno nei numeri. L'Italia adesso è un paese diviso in tre. Azzurri, rossi e gialli. Ma a parte la ripartizione dei seggi, il resto è tutto un rebus. Un ginepraio di possibilità che rende complicato prevedere le prossime mosse dei partiti.

L'enigma più importante riguarda la formazione del nuovo governo. Se da un lato il centrodestra si posiziona sulla linea di una larga - e lunga - (deve durare cinque anni) intesa con il Pd con la prospettiva di lasciare ad altri la presidenza della Camera e ai democratici il vertice di Palazzo Chigi in cambio di un posto al Quirinale, a Largo del Nazareno la situazione è per certi versi più complessa.

L'apertura di Bersani al Movimento 5 Stelle non è stata accolta con piacere dai big del partito. Per Massimo D'Alema porterebbe "conseguenze gravi per il lavoro, i risparmi e la vita degli italiani". Walter Veltroni è più attendista e invita ad aspettare le parole di Giorgio Napolitano, sperando magari che sia lui a sbrogliare la matassa. Paolo Gentiloni e Giorgio Tonini guardano con più simpatia al Pdl che a Grillo. Altri esponenti vorrebbero andare di nuovo alle urne. E i giovani turchi, da Fassina a Orfini, puntano all'accordo con i 5 Stelle. Il segretario democratico, per uscire dal pantano, pensa di offrire la presidenza della Camera a un grillino (in lizza c'è Marta Grande) in cambio della maggioranza. Un'idea che avrebbe mandato su tutte le furie Dario Franceschini, fino a oggi il più papabile per lo scranno più alto di Montecitorio.

L'altra ipotesi, o speranza, dei democratici è basata sull'insediamento di un governo di minoranza che faccia le riforme. Una scelta che potrebbe però nascondere una trappola: con i grillini che escono dall'Aula per garantire la fiducia al Pd ma che poi, una volta entrati, si mettono di traverso. O ancora, come ha fatto notare il senatore Pd, Stefano Ceccanti, con Pdl e Lega che escono dall'Aula facendo mancare il numero legale.

Al momento, dalle sibilline dichiarazioni di Beppe Grillo, l'ipotesi di una presidenza della Camera per il suo schieramento non sembra campata in aria. Si può trovare una similitudine nell'esperienza siciliana, dove i grillini non fanno parte della maggioranza all'Ars né del governo guidato da Rosario Crocetta, ma hanno comunque poltrone di controllo e di un certo peso. Tuttavia, pare che i grillini non si tireranno indietro nemmeno per la corsa alle presidenze del Copasir e della Vigilanza Rai. Le trattative sono già iniziate. E quando verranno eletti i presidenti di Camera e Senato, ci sarà subito un'altra trattativa: quella sul Colle.

Nel ventaglio delle ipotesi, non è da sottovalutare quella di un governo tecnico (magari a guida Giuliano Amato) appoggiato da Pd e Pdl con un programma limitato e definito. Ricapitolando, ci sono quattro possibilità. La più probabile è quella di un governo Pd-Sel-M5S guidato da Bersani, anche se bisognerà vedere se il movimento di Grillo voterà la fiducia (oggi su twitter l'ex comico genovese ha scritto "Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd). Voterà in aula le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle. La seconda è quella di un esecutivo tecnico sostenuto da Pdl e Pd. La terza è il ritorno al voto. L'ultima (e la più rischiosa) prevede che il partito di Bersani provi a governare un esecutivo di minoranza cercando di volta in volta la fiducia in Parlamento.

Grillo permettendo.

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