«Prima di aprire questo maledetto inceneritore dovrete passare sul cadavere di questo omino qui», disse più volte in comizio Beppe Grillo, avendo cura di scansarsi per indicare Federico Pizzarotti, candidato sindaco di Parma. Ora però ci sarà anche chi prende la rincorsa per travolgere il primo cittadino cui il «grillo parlante» affidò la patata bollente del mefitico camino vista Parma.
Ieri, infatti, a cadere è stato anche l'ultimo dei mattoncini su cui Pizzarotti aveva basato la sua campagna elettorale e lui è rimasto col cerino in una mano e una clessidra nell'altra perché, fra meno di due mesi il termovalorizzatore potrebbe cominciare a crepitare. Il tribunale del Riesame ha rigettato - per la seconda volta dopo il niet del Gip - la richiesta della procura che chiedeva il sequestro dell'impianto per approfondire presunti abusi d'ufficio nell'affidamento della progettazione. Questioni gravi, senza dubbio, per cui però non si ravvede la necessità di bloccare il completamento dell'impianto. E così i lavori proseguono perché non è della sua nocività che si discute.
E pensare che Pizzarotti deve la sua vittoria al ballottaggio proprio ad alcune frasi che in realtà nascondevano la madre di tutte le bugie: «Siamo disposti a pagare la penale pur di non far accendere l'impianto e voi cittadini lo deciderete con un referendum». Ma quale penale per un impianto su cui Parma non aveva nessun potere decisionale non essendo signora e padrona di un impianto che è invece in condominio con altre istituzioni? In molti accordarono fiducia al bel ragass che faceva tanto aria pulita. Salvadanai pronti per una penale che manco si profilava. Un superconsulente chiamato a studiare le carte per trovare cavilli o latino rum con cui bloccare tutto. Risultato? Zero, perché le castagne son rimaste sul fuoco finché - e non è stato, nemmeno in questo caso, per intervento della giunta - la procura non ha agito sua sponte contro queste irregolarità, lanciando, però, un assist che fece tornar il sorriso ai grillini in città.
Fino a ieri quando di incenerito avevano tutti lo sguardo. Il paradosso è che l'ultima arma nelle mani del Comune è ora davvero chimica: quella, cioè, di non far bruciare nel nuovo forno i rifiuti di Parma. Una proposta alla Not in my name, non sarò vostro complice, che però porterebbe l'inceneritore ad accogliere rifiuti esteri per andare in ogni caso a regime. Ma diversamente dall'erba, il pattume del vicino non è certo più verde e quindi meno inquinante.
A sei mesi dalla sua elezione per Pizzarotti non vale più il «diamogli tempo» di una città che era forse pronta a cambiare davvero. Con misure di ampio respiro e non solo turandosi il naso per i fumi di un inceneritore.
Pizzarotti però, in attesa di lumi sulle grandi questioni, ha avviato una serie di misure di cui molti stentano a comprendere l'utilità: la lotta alla movida, istituzione di un'area C, raccolta differenziata spinta con mini cassonetti multicolore in bella vista nei vicoli storici. Almeno resta la musica? Non quella di Verdi, dato che anche per celebrare il bicentenario del Maestro, nel 2013, i soldi sembrano essere finiti già dentro l'inceneritore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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