Milano Sul trattamento giudiziario da riservare a Marco Tronchetti Provera per la vicenda dei dossier Telecom la magistratura milanese in questi anni si è profondamente spaccata. Vittima, estraneo, complice? Sentenze altalenanti e veleni hanno accompagnato l'iter processuale. Ieri sull'ex presidente della compagnia telefonica piomba la sentenza che segna la prima vittoria della linea dura: Tronchetti viene condannato a un anno e otto mesi di carcere per ricettazione.
L'accusa riguarda uno solo degli innumerevoli dossier raccolti dall'ufficio security di Telecom sotto la guida dell'ex carabiniere Giuliano Tavaroli. È l'operazione di controspionaggio con cui Tavaroli e i suoi hacker scesero in campo nella battaglia che Telecom stava combattendo per il controllo della telefonia mobile in Brasile. I rivali di Telecom spiavano Telecom attraverso i super segugi della agenzia Kroll. Gli hacker di Tavaroli entrarono nei computer di Kroll come topi nel formaggio. E alla fine il dvd con tutti i dati scippati a Kroll arrivò in busta anonima sul tavolo della segretaria di Tronchetti.
Secondo la sentenza emessa ieri, l'arrivo di quella busta fu pianificato in una riunione a tre, divenuta poi a quattro. Si trattava di giustificare il possesso di un materiale di provenienza palesemente illecita. La bella pensata di auto-inviarsi una lettera anonima venne presa di comune accordo da Tavaroli con i due uomini di punta dello staff legale di Telecom, il manager Francesco Chiappetta e il professor Francesco Mucciarelli, con la benedizione di Tronchetti. Questo, almeno, è quanto ha raccontato in aula Tavaroli. «Testimonianza ambigua» e priva di riscontri, secondo i legali di Tronchetti. Ma ieri il giudice Anna Calabi decide di credere all'ex carabiniere. A Tronchetti vengono concesse le attenuanti che consentono un lieve sconto di pena: venti mesi invece dei due anni chiesti dal pm Alfredo Robledo. Ma la sostanza non cambia.
E infatti la reazione di Tronchetti è profondamente amareggiata: «Sono stato condannato per avere denunciato chi ci spiava», dice il presidente di Pirelli, che ricorda come «in questa lunga storia» Tavaroli abbia «dichiarato tutto e il contrario di tutto». «Mai ho avuto informazioni relative alla acquisizione illecita del materiale di Kroll», ribadisce Tronchetti. Che lamenta anche la condanna a risarcire con 900mila euro Telecom Italia, «il soggetto che avevo tutelato».
Proprio questo è il nocciolo irrisolto dell'intera vicenda dei dossier. Chi proteggeva chi? Tavaroli era una scheggia impazzita che agiva per proprio conto? E se, come l'ex capo della security ha sempre sostenuto, gli incarichi venivano dall'alto, erano nell'interesse di Tronchetti Provera e della sua famiglia, o servivano a tutelare l'azienda nel duro mondo della concorrenza e della politica? La sentenza del processo con rito abbreviato a carico di Tavaroli lanciava aperti sospetti sui vertici. Le motivazioni del processo con rito ordinario all'investigatore Cipriani ancora non si conoscono.
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