Tutti alle urne Tanto a decidere sarà l’Europa

Abbiamo perso la nostra sovranità: il mondo vuole scegliere il nostro premier

Tutti alle urne Tanto a decidere sarà l’Europa

Attenti il mondo ci guarda. La colpa è ancora una volta di Berlusconi. Il Cav annuncia il suo ritorno, il governo Monti balla, la crisi si mangia risparmi e speranze e ricomincia l’ossessione degli «altri». Gli altri chi? Boh. Quelli che stanno a Bruxelles, l’Europa insomma, e poi Frau Merkel, Mister Obama, monsieur Hollande,l’internazionale dei banchieri e i soliti gnomi svizzeri, Pechino e Timbuctù, i fantomatici mercati che decidono i destini di sommersi e salvati. Insomma, sembra davvero che la sorte dell’Italia sia appesa alla presenza o meno di Berlusconi. A questopunto viene quasi il sospetto che siano i suoi nemici i primi adepti del suo potere stratosferico. Lo evocano, lo fanno diventare un’ombra metafisica.

Questa storia degli «altri» insomma sta diventando un po’ un’ossessione della politica italiana e di chi la com­menta. Non è una cosa del tutto normale. Sembra una paranoia. Forse viene dalla paura, da un narcisismo infantile, dall’idea pirandelliana che noi siamo come gli altri ci vedono.

Solo che qui si parla di nazioni, Stati, classi dirigenti e allora la questione non tira in ballo gli strizzacervelli ma la sovranità popolare. È il mal di spread. Lo spread come grimaldello per una sorta di commissariamento, lo spread come virus della democrazia, lo spread per dire che la fine del mondo è vicina, lo spread come l’aglio che tiene lontani i vampiri, che a quanto pare hanno tutti la faccia di Silvio Berlusconi.

Il messaggio che arriva è comunque questo. Il Cavaliere è un incosciente, un pericoloso egoista, uno che con la sua sola presenza nel mondo porta l’Italia alla bancarotta (fraudolenta). Tutto questo non va oltre i dubbi sulla sua candidatura. Uno può dire che la sua stagione è finita o che il centrodestra verrà danneggiato. Si può dire più o meno tutto. Sono valutazioni politiche. Non è questo il problema. Ma non si è mai visto invece un Paese che contesta a un politico il diritto di candidarsi perché «il mondo ci guarda» e i leader stranieri non gradiscono, bofonchiano, mettono il muso. Che senso ha? Davvero siamo così sicuri che lo spread dipende dal mal di pancia della Merkel? Forse è il caso di interrogarci di più sulla salute economica dell’Occidente. O sul debito pubblico dell’Italia, che continua a crescere. E invece no.L’unica nostra preoccupazione è che gli altri possano abban­donarci perché c’è un Cav di troppo. Il risultato è che ragioniamo ogni giorno di più come una colonia, come una terra dove l’unica salvezza deriva da un viceré designato dall’alto e dagli altri. L’Italia a sovranità limitata che deve far vagliare le candidature da qualcuno che sta a Berlino, Washington, Parigi o Wall Street. Lo stesso che ha deciso che Monti è il parafulmine di tutte le disgrazie e pazienza se poi la miseria, quella reale, avanza.

Ma non si può chiedere agli elettori italiani di decidere la sorte politica di Berlusconi? Così, senza deus ex machi­na e paranoie varie.

Questa sarebbe la fine della storia più normale.

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