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Tutti i niet di Napolitano sul presidenzialismo

Il capo dello Stato riceve premier e ministri per discutere delle riforme costituzionali. Ieri il suo no comment. Ma Napolitano non ha mai nascosto il suo pensiero

Tutti i niet di Napolitano sul presidenzialismo

Mentre il Pdl spinge sull'acceleratore e il Pd è diviso tra timidi sostenitori e vigorosi detrattori, c'è già qualcuno che - pur non esprimendosi nel merito - ha già detto la sua sul presidenzialismo. Giorgio Napolitano, colui che è stato spesso tacciato di gollismo strisciante oltre ad essere considerato colui che ha già dato vita a un presidenzialismo di fatto, ieri si è trincerato dietro un no comment: "Non dirò nulla sul contenuto delle riforme istituzionali, né oggi né mai, e resterò assolutamente neutrale". E a chi gli faceva notare che il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha rilanciato sul presidenzialismo, il capo dello Stato ha risposto con un laconico: "Ognuno ha le sue convinzioni''.

Naturalmente, anche Napolitano ha le sue, di convinzioni. E probabilmente le avrà rimarcate nell'incontro di oggi al Quirinale di fronte al Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta, al vice ministro Angelino Alfano, al ministro per le Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello e al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini. A sentir parlare di semi-presidenzialismo alla francese, Napolitano ha sempre storto il naso. Sin dal passato. Già il 6 febbraio del 1996, a margine di un convegno del Pds, l'ex presidente della Camera criticava il modello francese spiegando che "di fronte a manifestazioni di piazza anche il primo ministro francese si è fermato ed è tornato indietro rispetto alle proposte che aveva fatto. Quello che è successo in Francia è precisamente questo: un progetto che aveva pochissimo consenso nel Paese ha dovuto essere abbandonato''.

Pensiero ribadito nel 2008, in occasione della celebrazione del 60esimo anno della Costituzione. Napolitano, pur riconoscendo la piena legittimità a proposte di modifica più ampie e drastiche della Costituzione, invitava a prospettarle con una visione d'insieme e a ''rifuggire, nell'ipotizzarle, da semplificazioni e miracolismi'', perché molti problemi, ma non tutti si risolvono cambiando la Costituzione. Ad esempio, "il modello semipresidenziale francese non è la panacea, gli stessi francesi vogliono cambiarlo, non contiene i contropoteri e le garanzie del presidenzialismo americano. E "non è un modello istituzionale che può sopperire alla insufficiente aggregazione e coesione delle forze politiche e delle coalizioni, che è uno dei fattori decisivi della stabilità".

Il 9 aprile di due anni dopo, a Verona, Napolitano ammoniva e lanciava il monito: "È bene tenere conto dell'esperienza, dei tentativi falliti, delle incertezze rivelate anche dalla discontinuità della discussione su alcuni temi accantonati per molti anni. Si tratta di ''capitoli complessi e difficili su cui negli ultimi 15 anni non si sono delineate soluzioni adeguate e politicamente praticabili''. Insomma, ennesima stroncatura.

Il 30 maggio dello scorso anno, il pensiero di Napolitano si fa ancora più chiaro: "Negli anni mi sono rafforzato nella convinzione che i nostri costituenti diedero una soluzione profondamente motivata: avere una figura neutra ed imparziale fuori dalle correnti politiche ed ideologiche, una figura di moderazione e garanzia in costante imparzialità. La si vuole ridiscutere, io sarò spettatore, ma bisogna vedere quali equilibri si creano in luogo di quelli che si superano ed accantonano''. Il 5 luglio Napolitano rincarava la dose: ''In questi anni al Quirinale ho potuto meglio comprendere come il presidente della Repubblica Italiana sia forse il capo di Stato europeo dotato di maggiori prerogative. Naturalmente il presidente francese ha prerogative di rilievo molto maggiore, ma in Francia c'e' una forma di presidenzialismo. La nostra invece è una Repubblica parlamentare la cui costituzione ha però riservato al Quirinale un peso effettivo".

Infine, in piena estate dello stesso anno, Napolitano ribadiva: "Sulla riforma elettorale rimane ancora bloccato il progetto di sia pur delimitate modifiche costituzionali che era stato concordato prima di un' improvvisa virata sul tema così divisivo di un improvvisato cambiamento in senso presidenzialistico della Costituzione''. Insomma, i niet sul presidenzialismo sono stati tanti e continuati.

E Napolitano ha già detto la sua, senza parlare.

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