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Un'Europa da cambiare «Riscriviamo i trattati E la Bce stampi moneta»

Roma Berlusconi avvisa la Merkel e la Ue: ecco i nostri «nein». Il Cavaliere, alla presentazione degli eurocandidati azzurri, parla molto di Europa. Lancia la carica e sfida sia la cancelliera di ferro, Angela Merkel, sia l'euroburocrazia. Rivedere il fiscal compact, sforare il tetto del 3% del rapporto deficit/Pil, dare più poteri alla Bce, eurobond, bagno di democrazia per i vertici di Bruxelles. È un Berlusconi che fa la faccia feroce e che promette di battere i pugni sul tavolo per tutelare gli interessi degli italiani. Snocciola i pilastri della campagna elettorale per le Europee. «Sono convinto che si debba eliminare il fiscal compact e sforare il tetto del 3% che, vista la situazione dell'economia, è davvero antistorico. Quindi dovremo rivedere i trattati». Il Cavaliere vuole levare il cappio al collo impostoci dalla Germania con la sua politica del rigore. Non solo: i tedeschi hanno sempre detto «no» al soccorso della Bce? Il Cavaliere attacca: «La Bce deve diventare prestatore di ultima istanza; deve poter stampare moneta e garantire i debiti pubblici di tutti i Paesi dell'euro; emettere eurobond e intervenire anche i tempi brevi a risanare le situazioni di debolezza nei Paesi dell'euro».
Battaglia antica, questa. E Berlusconi la rievoca: «Per dieci anni, ogni volta che mi sono seduto al tavolo del Consiglio europeo, c'è stato un braccio di ferro con la Germania sul fatto di stampare moneta. Bisogna capirli: sono passati attraverso la Repubblica di Weimar. Hanno il terrore dell'inflazione. Ma non è un'inflazione di 2 o 3 punti che può portare danni all'economia. Anzi, l'inflazione di uno o due punti può essere un lievito per l'economia».
Populismo? Antieuropeismo? Niente affatto. Il Cavaliere spiega: «Noi non siamo antieuropeisti ma siamo convinti che si deve cambiare decisamente registro. L'Europa e Bruxelles debbono convincerci che questa Ue è utile e che non è una palla al piede per il nostro Paese». Stesso concetto sulla moneta unica: «Euro sì ma a certe ben precise condizioni. Tra i partiti c'è chi ritiene che si debba rinunciare all'euro come hanno fatto M5S, Fdi e Lega. E altri che considerano pericoloso uscire. Noi abbiamo formato una commissione di esperti - rivela - che ci porterà a delle regole nuove da aggiungersi nell'ambito di Eurolandia che renderanno possibile il mantenimento di questa nostra moneta che io chiamo “estera” che deve diventare una moneta di tutti i Paesi attraverso una nuova missione della Bce».
E ce n'è anche per gli euroburocrati di Bruxelles. «Serve una comune politica dell'economia, una comune politica fiscale e un'unica politica estera; per questo chiediamo che il presidente del governo europeo venga eletto direttamente dai cittadini europei». Quindi racconta un aneddoto: «Bush mi diceva che quando voleva sapere una posizione dell'Unione europea non sapeva a chi telefonare». E anche quello che sta avvenendo in questi giorni lo dimostra: «L'Europa non è un'unione politica e rispetto alla crisi in Ucraina fa la figura di un'Europa ignava, senza politica estera e senza strategie».
Quindi cita l'ex premier britannico Margaret Thatcher sul sistema dei contributi all'Europa. Di fatto l'Italia dà molto di più rispetto a quanto non riceva: «Bisogna rivedere il sistema dei fondi che ritornano ai singoli Paesi. Ricorderete tutti la frase famosa di Margaret Thatcher I want my money back, voglio i miei soldi indietro. Ecco, credo che dovremmo pronunciarla anche noi, magari in tedesco, non in inglese». Non solo: «E ci saranno da ridiscutere quei quasi 30 miliardi di surplus rispetto a quello che paghiamo e a quello che riceviamo dall'Europa».
Ultimo graffio è per l'altro vulnus dell'Europa: la mancanza di una politica di Difesa comune: «Un'Unione europea vera - dice - deve avere un'unica difesa: significa non solo il risparmio di più del 50% per ogni Paese sulle spese militari ma che l'Europa diventa una grande potenza militare globale.

L'Europa potrebbe sedersi alla pari con la Federazione Russa, la Cina, gli Stati Uniti e partecipare alle strategie della collettività mondiale».
Tutte questioni, quelle sciorinate da Berlusconi, per un'Italia con la schiena dritta e non supina. Tutte questioni viste come fumo negli occhi soprattutto Berlino.

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