Leggi il settimanale

Un'evasione da 30 milioni ultimo autogol di Ferlaino «Denaro sparito all'estero»

Un'evasione da 30 milioni ultimo autogol di Ferlaino «Denaro sparito all'estero»

Il comandante Achille Lauro l'aveva intuito. «Chillo è uno assai dritto» chiosò ritrovandoselo nel consiglio del Napoli calcio. E non aveva sbagliato il vecchio lupo di mare.
Chillo, al secolo Corrado Ferlaino, ingegnere, napoletano con venatura calabrese (è nato a Cosenza), fece in fretta a dimostrare d'essere un giovanotto sveglissimo. Il giorno destinato alla cessione del Napoli, si presentò in anticipo rispetto all'orario fissato con gli altri acquirenti, nell'abitazione della vedova Corcione, e la convinse a cedergli il pacchetto delle azioni bruciando la concorrenza. Con una trovata delle sue, accompagnata dalle maniere di gentiluomo d'altri tempi, dal sorriso sornione e dal tratto schivo, inaugurò la sua quasi trentennale carriera di presidente del calcio napoletano scandita dai tanti e storici successi (2 scudetti, 1 coppa Italia, 1 coppa Uefa, 1 supercoppa d'Italia) e decollata con l'arrivo di Diego Armando Maradona alla falde del Vesuvio. Fu anche quella una raffinata operazione politico-mediatica condotta con grande maestria. Ebbe tra i decisivi alleati il presidente del Banco di Napoli Ferdinando Ventriglia e il sindaco di Napoli Vincenzo Scotti, potente esponente della Dc dell'epoca: al primo chiese e ottenne le garanzie per soddisfare le richieste economiche del Barcellona, dal secondo incassò l'appoggio del partito più influente del Paese.
Fu un trionfo di popolarità dopo i giorni difficili vissuti in coincidenza di risultati deludenti (bombe carta sotto i suoi uffici), il Napoli piombò sulle prime pagine di tutto il mondo e Corrado Ferlaino si liberò della scomoda etichetta del comandante Lauro e divenne l'Ingegnere, con la maiuscola.
Fu quello il suo capolavoro da presidente, realizzato col contributo non indifferente, prima di Italo Allodi ( messo ko da un ictus) il maestro, e poi di Luciano Moggi, l'allievo. Il calcio fu il fine per giustificare i mezzi, compresa la sua attività imprenditoriale nei settori dell'edilizia e dell'accoglienza alberghiera che adesso gli han procurato l'accusa di associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale (30 milioni la cifra in ballo secondo i pm napoletani). Non avendo giornali di riferimento, fu abilissimo nel coltivare amicizie influenti tra i direttori dei quotidiani sportivi (Gino Palumbo della Gazzetta dello Sport e Giorgio Tosatti del Corriere dello Sport) e nel ritagliarsi ruoli di primo piano nel consiglio federale della Federcalcio. Dietro quell'aria mite, spesso si celava un piccolo comandante. Non si negò altre passioni travolgenti: le donne (tre mogli, la penultima Patrizia Baldoni coinvolta nella stessa indagine), i figli (5) e le auto.

Fu pilota in un paio edizioni della targa Florio e poi ottenne il brevetto di pilota d'aereo.
Era diventato il re di Napoli, quando decise di lasciare. Ora torna alla ribalta per una storia di capitali finiti all'estero e la denuncia di un professionista.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica