In ventimila, un solo grido: "Non riuscirete a fermarci"

Centinaia le bandiere di Forza Italia, cori contro Alfano e i suoi: traditori

In ventimila, un solo grido: "Non riuscirete a fermarci"

Un grido, all'improvviso: «C'è pure Ruby». No, non è lei. È un'altra marocchina, si chiama Amina e ha quasi quarant'anni. «Vivo qui da tanto tempo, sono affezionata a Berlusconi e quello che gli stanno facendo è davvero assurdo». Volendo, c'è pure un tipo alto e pelato che sembra Alfano, ma arriva dalla provincia di Reggio Emilia e ha un cartello piuttosto eloquente: «Sostenere Berlusconi o sostenere la poltrona? Questo è il dilemma». E tra la folla spunta anche un grillino. Un grillino vero, il deputato Massimo Artuni. «Passavo per caso e ho deciso di dare un'occhiata, perché oggi è una giornata storica».

Via del Plebiscito, Italia. Duemila? Ventimila? Sulle cifre la solita battaglia, ma i numeri contano fino a un certo punto. In piazza c'è comunque uno spicchio del Belpaese abbastanza variegato. La pariolina in pelliccia e il disoccupato napoletano a torso nudo, il pugliese con il tricolore e il siciliano che sfoggia la coccarda dell'esercito di Silvio. Falchetti, professionisti, operai. Francesca Pascale che si è avvolta in una bandiera e Dudù che assiste dalla finestra di Palazzo Grazioli.

Tensione all'inizio e qualche protesta per uno striscione rimosso dalla polizia e per i pullman bloccati a Cinecittà. Vessili, gigantografie del Cavaliere, striscioni vari. «Schifoso Schifani», «Alfano come Fini», «Silvio=mc2», energetico come Einstein. Vittorio Colavito, baffi e pizzo grigi, fa l'uomo sandwich: «W la morte, non decade mai, nemmeno per puttani e traditori». Toni duri pure dai parlamentari. Sentite Annagrazia Calabria: «Siamo qui perché vogliamo opporci a una decisione profondamente ingiusta e antidemocratica». O Sandro Bondi: «Mi disgusta profondamente l'ipocrita messinscena della conferenza stampa di Alfano e Schifani. Dicono che è stato inferto un colpo mortale alla democrazia ma poi confermano il sostegno al governo e l'alleanza con quella sinistra che è artefice dell'estromissione di Berlusconi dal Parlamento». O Luca D'Alessandro: «Angelino adesso piange lacrime di coccodrillo. Il suo partito, Ncd, non vuol dire Nuovo Centro Destra ma Non Ci Dimettiamo».

Il centro di Roma è blindato, gli agenti sono in tenuta antisommossa, ma questa, nonostante gli allarmi della vigilia, non sembra proprio una piazza di black-bloc. L'unico momento di violenza verso le tre di pomeriggio, quando un gruppetto di lavoratori di un consorzio campano di smaltimento rifiuti cerca le luci della ribalta tentando di entrare a Palazzo Grazioli. Uno si toglie golf e maglietta e si stende per terra: «Non ci pagano da mesi, rischiamo la vita con gli scarti tossici, soltanto Silvio ci può aiutare». Respinti, ci riprovano. Respinti ancora, ci provano di nuovo, finché in undici vengono arrestati tra pianti, urla e strepiti vari. E in questura uno di loro prova pure a darsi fuoco.

Intanto via del Plebiscito si riempie. Piedi ghiacciati, occhi sul maxischermo che proietta immagini dei vent'anni del Cav politico. Rabbia e commozione. Un uomo alza un manifesto che ricalca il famoso volantino delle Br: la stella a cinque punte con sopra «Brigate Rosse» e sotto «prigioniero politico». Ma invece della faccia di Aldo Moro c'è quella di Silvio Berlusconi. Molti hanno le strisce nere da lutto sul braccio. Molti altri se la prendono con gli alfaniani. «Traditori? - commenta Mario, arrivato da Arezzo - È una parola dura che non vogliamo usare, siamo moderati. Però, se lei trova sua moglie a letto con un altro, come la chiama?».
Freddo e attesa, poi ecco Berlusconi sul palco accolto da un boato. I manifestanti sventolano piccole palette, simili a quelle utilizzate dai vigili urbani per bloccare il traffico,

C'è scritto «Oggi decade la democrazia», oppure «Colpo di Stato». Molti i ragazzi della Giovane Italia, l'organizzazione della Calabria.

«Nonostante sia stato fatto di tutto per ostacolarci - spiega - siamo qui in tanti a manifestare e a dimostrare il nostro affetto a Silvio Berlusconi».

Alle 18, dopo il discorso del Cav, tutti via pacificamente, con una candela accesa in mano. Facce lunghe. «Il popolo non decade, non ci fermerete mai», si legge in uno striscione.

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