Il chiostro del Vaticano con il percorso interattivo che ripercorre il tema Expo «Nutrire il pianeta» con un viaggio nella Bibbia dal paradiso terrestre all'eucarestia. E poi finalmente la presentazione di «American food 2.0», il padiglione usa che vuol dimostrare come la cucina americana non sia solo patatine e hamburger e l'annuncio ufficiale della presenza prestigiosa dell'Onu.
Commissario Giuseppe Sala, chi manca ancora dei big?
«Praticamente nessuno. L'Australia, il Canada. Ma c'è il Quebec».
Siete ancora in ritardo con i lavori?
«No. Ormai il problema è non inciampare nella logica delle costruzioni».
Quali possono essere gli ostacoli?
«Sei mesi di brutto tempo potrebbero essere un problema. Poi abbiamo previsto tutti i possibili controlli, ma speriamo che non ci siano guai giudiziari».
Sembra di capire che respirate già un'aria da ultimo miglio.
«Certamente da febbraio la responsabilità della società Expo comincerà a scemare e a crescere quella dei Paesi».
Avete già superato il numero di partecipanti messo come traguardo?
«Oggi gli iscritti sono 138, qualcuno se ne aggiungerà, altri magari rinunceranno. Il tifone sulle Filippine può mettere in dubbio la partecipazione. Ma quello di cui andiamo più fieri sono i 60 che costruiranno un loro padiglione».
È un record?
«A Shanghai, dove c'erano ben 180 partecipanti, c'erano però solo 42 padiglioni nazionali».
Quanto significa di investimenti?
«Per i padiglioni si pensava a un miliardo e 200 milioni di euro, ma ci stiamo accorgendo che la raccolta di fondi dagli investitori privati procede molto bene e alla fine alzerà questo budget già così importante».
Come mai questa crescita?
«In cinque anni tanti Paesi sono diventati più ricchi. Pensiamo al petrolio dell'Angola, al boom di parte dell'Africa e a quello dell'Asia».
Quando la consegna dei lotti su cui potranno costruire i padiglioni?
«I primi trenta lotti saranno recintati e consegnati il 15 dicembre».
Altre cifre del bilancio Expo?
«Un miliardo e 300 milioni di investimenti in infrastrutture e altri 300 milioni messi a disposizione dalle aziende».
La struttura Expo quanto costa?
«Un 6-700 milioni di euro. Ma 500 milioni entreranno dai biglietti, poi ci saranno gli incassi da merchandising e quelli della ristorazione».
C'è grande attesa per la mascotte firmata Disney.
«Un elemento fondamentale per commercializzare Expo in tutto il mondo».
Il costo dei biglietti?
«Il prezzo sarà variabile: una media di 22 euro e quello massimo 39».
Non è un po' caro pensando magari alle famiglie che vorranno venire?
«No. Molti biglietti finiranno dentro i pacchetti turistici e ci saranno moltissime agevolazioni su orari, famiglie, bambini, studenti, anziani, giorni multipli. Dobbiamo decidere se nel fine settimana si pagherà di più o di meno».
L'obiettivo sono sempre 24 milioni di biglietti? Non è troppo ambizioso?
«Ai cinesi, dopo l'edizione di Shanghai che è stato un grande momento di orgoglio nazionale, non c'è nemmeno bisogno di spiegare cosa sia l'Expo. Verranno in un milione, soprattutto se riusciremo a risolviamo al più presto il problema dei visti. Ora vanno presidiati l'Europa, il mercato statunitense e alcune parti dell'Asia. Possiamo farcela».
Come convincerete i 13 milioni di italiani che avete previsto?
«I biglietti assegnati alla Coop. Poi ci sono Banca Intesa e Telecom, determinante sarà il ruolo delle Ferrovie dello Stato che dovranno prevedere servizi e tariffe speciali con l'ingresso legato al viaggio. Poi i tour operator, le agenzie di viaggio e tanti altri canali».
Dal governo per le infrastrutture vi serve ancora molto?
«Devo dire che il ministro Maurizio Lupi sta facendo tutto il possibile. Non c'è più niente da chiedere, c'è solo da correre».
Di qualche cosa avrete pur bisogno.
«All'intera Italia chiediamo un'offerta culturale e turistica che possa consentire ai tour operator di dire che venire nel nostro Paese in quei sei mesi sarà un'esperienza diversa».
Con 160mila visitatori al giorno, Milano non diventerà invivibile?
«Ci sono un po' di cose da fare, bisogna organizzarsi molto bene».
Per esempio?
«Stabilire l'orario di apertura, magari per non farlo coincidere con quello delle scuole o dei pendolari in metropolitana. E passando alla logistica parliamo di 300 tonnellate di cibo e bevande da far entrare ogni notte e 100 tonnellate di rifiuti da far uscire».
C'è la sicurezza con decine di capi di Stato e venti milioni di persone da far passare sotto gli archetti.
«Ci vuole molta professionalità. Gli uomini giusti».
Ci saranno aperture serali con spettacoli e possibilità di cenare nei padiglioni?
«I padiglioni chiuderanno alle 20, ma cinque sere alla settimana sarà aperto fino alle 23,30 con ristoranti ed eventi. E un biglietto ridotto serale».
Cosa può fare Milano per l'Expo?
«Deve organizzare un Fuori salone in tutta la città che dura sei mesi. I mondi più attrattivi come la moda e il design devono impegnarsi a creare eventi. In via Montenapoleone ci vorrebbero due appuntamenti alla settimana».
Quella tassa sul turismo messa dal sindaco Giuliano Pisapia forse non ci voleva.
«Forse. Ma gli albergatori più che della tassa si lamentano che a Milano ci sono troppo poche occasioni per attirare visitatori».
Si parla molto delle ricadute economiche sul territorio, ma gli appalti sono finiti tutti fuori dalla Lombardia: a vincere sono state il colosso delle cooperative Cmc di Ravenna, la veneta Mantovani con i 165 milioni di euro per la «piastra» e la vicentina Maltauro con 55 milioni di strutture e 42 milioni di Vie d'acqua.
«Sono state fatte delle gare».
Cmc ha vinto con un ribasso mostruoso del 42 per cento, ma con una variante i 58 milioni iniziali sono cresciuti fino a 86,6.
«È stata l'unica gara che è andata a finire così. Ma io penso che quello che in Italia è assolutamente da rivedere è il regolamento delle gare».
I giovani imprenditori dell'Ance Lombardia sono disperati, dicono che non vedono palla.
«Ora arrivano le commesse per i padiglioni e quelli saranno senza gara. I Paesi stranieri dovranno per forza utilizzare imprese che lavorano sul territorio».
Secondo una ricerca della Camera di commercio di Monza il 30 per cento degli imprenditori lombardi non ha ancora identificato i reali benefici dell'Expo per le proprie attività.
«Ci sarà lavoro per molti».
È arrivato anche il padiglione degli Usa, ora sarà inevitabile affrontare il tema delle colture Ogm.
«Expo sarà una piattaforma aperta che metterà i Paesi partecipanti nelle condizioni di poter dire la loro su diversi temi. Poi toccherà ai visitatori tirare le conclusioni».
L'ascensore per il Duomo? Ci sono resistenze.
«Mi sembra una bella idea. Facciamolo per sei mesi e poi magari decidiamo se lasciarlo».
All'inizio nell'Expo ci credeva solo Letizia Moratti che si attirò l'ironia di Tremonti ministro.
«L'Expo è un'operazione folle in cui dalla candidatura alla realizzazione passano 9 anni. Che sono lunghissimi».
Lei all'Expo ha attraversato tre governi.
«Silvio Berlusconi sarebbe potuto essere il più grande venditore dell'Expo nel mondo, con Mario Monti premier c'è stata una certa attenzione, ora noto che con il governo Letta c'è la corsa dei politici. Un buon segno direi».
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