«Aboliti i vitalizi», strillano gli uffici stampa delle Regioni. Sì, ma c'è un dettaglio: non subito, tra un po', e soprattutto non il loro, ma quello dei prossimi consiglieri (sempre che rimanga così). Il motivo è semplice. Nessun consiglio regionale avrebbe mai votato sì al taglio dei suoi vitalizi, e dunque il taglio si è spostato in avanti. Chi dal 2015, chi un po' prima, comunque non adesso. L'assegno per quelli in carica è assicurato. I benefici del passaggio al contributivo anche per i consiglieri, invece, si vedranno non prima del 2020. Agli attuali spetta una pensione sicura, e nemmeno tra molto, e sempre anche la reversibilità ai parenti dopo la scomparsa dell'ex (spetta alla vedova, ai figli, alla moglie separata, e anche i genitori se la morte è prematura). Di solito si matura a 60 anni, sei anni prima dei comuni lavoratori.
I 71 consiglieri della Regione Lazio, tutti i Batman e Robin del rimborso falso (più 14 assessori a cui si è esteso il privilegio), avranno diritto all'assegno pubblico (a vita) di almeno tremila euro addirittura a partire dai 50 anni, oltre ad una liquidazione di 30mila euro per l'ottimo lavoro svolto. Il taglio dei vitalizi sbandierato dalla Polverini si farà, ma con la prossima infornata di consiglieri.
L'Abruzzo paga 139 assegni mensili a suoi ex inquilini, da un minimo di 1.700 euro a 4mila euro al mese, a seconda delle legislature. C'è stato un meritevole taglio dell'8% dell'importo, e poi l'abolizione dell'assegno, sì ma dalla prossima legislatura. L'Emilia Romagna è stata la prima Regione a tagliare i vitalizi, già nel 2010. Sì ma, anche qui, quelli dei futuri consiglieri, non degli attuali che potranno godere dell'assegno pubblico a partire da 60 anni. Nel 2011 l'Emilia Romagna ha pagato 152 vitalizi ad altrettanti consiglieri o vedove (26 attualmente). Si va da un massimo di quasi 5mila euro al mese per l'ex consigliere del Pci Lanfranco Turci (che somma anche la pensione da ex deputato per quattro legislature), ad un massimo, per le vedove, di 2.300 euro di reversibilità.
In Lombardia si è tagliato il vitalizio, ma dal prossimo giro. Per il momento si continuano a pagare circa 570mila euro al mese di pensioni, 7,5 milioni di euro l'anno, per 206 ex consiglieri, che arrivano anche a 5mila euro mensili. Ma la Lombardia, pur avendo molti consiglieri e quindi anche ex, è a metà classifica nella spesa per le pensioni. Al primo posto, ma non sorprende, c'è la Sicilia, che versa 21 milioni di euro l'anno. Segue la Sardegna con 16,8 milioni, il Lazio con 16,4 milioni, poi la Campania (14,4 milioni di euro), la Puglia (12,6 milioni), il Veneto (10,2 milioni) fino alla Valle d'Aosta (1,4 milioni). Il totale è di almeno 160 milioni di euro l'anno, senza considerare le Province autonome di Trento e Bolzano.
Il privilegio unisce gli ex consiglieri, che un po' ovunque sono uniti in una «Associazione ex consiglieri della Regione X». In Veneto sono particolarmente attivi, tanto che due anni fa il loro presidente, l'ex consigliere democristiano Aldo Bottin, li convocò tutti e 130 (7 milioni l'anno di spesa), urgentemente, a Villa Cordellina-Lombardi di Montecchio, con una missiva: «La vostra presenza è particolarmente gradita vuoi per la celebrazione dei 40 anni di vita della Regione, vuoi per vederci e, magari, condividere obiettivi come la salvaguardia del vitalizio e la sua perequazione tra tutti gli ex».
Ma anche gli amici ex consiglieri del Lazio fanno lobby per difendere quel che gli spetta. L'Associazione in via Giorgione a Roma conta 200 persone, tutte dotate di vitalizio. Tra queste nomi celebri della politica capitolina. Dall'ex volto Rai e poi presidente margheritino della Regione, Piero Badaloni (5.150 euro pensione), al senatore Pd Goffredo Bettini (3.150 euro), a Piero Marrazzo, baby pensionato a 51 anni con 2.530 euro. Fa piacere sapere che manteniamo la famiglia Sbardella, quella dell'ex boss della Dc.
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