Politica

Voci, pronostici e sondaggi: la lunga attesa del Pdl

Partito impegnato su Ecobonus e riforma del lavoro con un occhio a Palazzaccio: "Decideremo ogni mossa con il Cav". L'esperto: la condanna vale 400mila voti in più

Roma - Per un giorno il Transatlantico si trasforma in una sorta di agenzia-pronostici, un luogo in cui si incontrano le preoccupazioni incrociate di Pdl e Pd e ogni saluto o scambio di idee diventa occasione utile per esporsi in previsioni o tuffarsi in una disperata ricerca di notizie. Con l'allungamento dei tempi in Cassazione, il «D-Day» viene derubricato a semplice vigilia del giudizio finale. Ma tensioni e fibrillazioni, mescolate alle tante, spesso improbabili voci sul verdetto, restano appena di sotto il livello di guardia.
I parlamentari del Pdl serrano i ranghi e si ritrovano nei due rami di Camera e Senato dove è prevista aula per lo sprint finale in vista della sosta estiva. Sono tornati tutti a Roma, compresa la delegazione che aveva partecipato alla missione parlamentare in Corea del Nord di cui faceva parte anche Paolo Romani, per essere pronti a qualunque iniziativa. A Montecitorio si discute di ecobonus e di legge europea, a Palazzo Madama di sicurezza sul lavoro. Ma i parlamentari non nascondono la loro costante attenzione verso l'udienza in corso al Palazzaccio, con le parole «battagliere» dell'avvocato Franco Coppi dettate durante la pausa dell'udienza, che sembrano accendere e diffondere un certo ottimismo tra le fila azzurre.
Al netto delle passioni e dell'intreccio dei sentimenti che attraversano il corpo parlamentare del Pdl, ci sono ragionamenti politici che sia pure in maniera più sfumata e prudente rispetto al giorno precedente continuano a emergere a margine del lavoro d'aula. «Non è tattica, è la verità: Berlusconi e il Pdl non hanno intenzione di far cadere il governo. Continueremo a sostenerlo perché faccia bene» scrive su Twitter Roberto Formigoni. Barbara Saltamartini, intervistata da intelligonews.it, ci tiene invece a circoscrivere le iniziative del gruppo all'interno di un perimetro molto preciso: si farà ciò che indicherà Silvio Berlusconi. «Qualsiasi cosa decideremo, la concorderemo insieme a Berlusconi. È lui che ci ha dettato e continuerà a dettarci la linea. Io personalmente, sono contraria a iniziative singole. Nessuna fuga in avanti, bisogna mantenere la calma».
In realtà al di là delle consuete oscillazioni tra chi spinge sull'acceleratore e chi si attesta su posizioni più attendiste, non sono molti i parlamentari azzurri che negano - fuori dall'ufficialità - l'esistenza di quella che Augusto Minzolini definisce come una sorta di «clausola di dissolvenza» per l'esecutivo in caso di condanna del leader del centrodestra. Una clausola magari neppure legata alla diretta volontà del Pdl ma al clima complessivo che si verrebbe a determinare nel Paese e all'interno della strana maggioranza e che renderebbe incontrollabile la navigazione del vascello guidato da Enrico Letta. «Questo governo non ha una dipendenza diretta da quello che avverrà con la sentenza della Cassazione» dice Giancarlo Galan. «Che ci sia fibrillazione nel Pdl è vero. In realtà se dovesse esserci una condanna avverrebbe una cosa ben più grave e ben diversa dalla caduta del governo (ce ne sono state tantissime di cadute e non sarebbe una tragedia): sarebbe davvero l'eliminazione di un concorrente non con il voto ma con una sentenza».
Di certo, nel calcolo delle implicazioni politiche, è inevitabile pensare all'impatto che avrebbe in termini di consenso popolare un verdetto negativo. Se per Swg non avrebbe una incidenza particolare, per Alessandro Amadori, numero uno di Coesis Research, interpellato da Affaritaliani.it, «l'effetto condanna» varrebbe circa un punto percentuale, il che vuol dire tra i tre e i quattrocentomila voti.

«Un voto di affetto e solidarietà» che consentirebbe a un Pdl già in testa nei sondaggi di guadagnare una tranquilla maggioranza alla Camera.

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