"Voglio costruire ponti": Francesco apre al dialogo con islam e non credenti

All'incontro con gli ambasciatori Bergoglio parla in italiano. E invita anche la Cina a instaurare rapporti diplomatici

"Voglio costruire ponti": Francesco apre al dialogo con islam e non credenti

Roma - Camminare insieme alle altre religioni, fianco a fianco e in amicizia. Sembra esser questo uno degli obiettivi programmatici del pontificato di Papa Francesco, il Papa che vuol dialogare, sulla scia di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II, con tutti i «fratelli delle altre confessioni», soprattutto con i musulmani. «È importante intensificare il dialogo fra le varie religioni, penso anzitutto a quello con l'islam», ha detto ieri mattina Papa Bergoglio che in udienza nella Sala Clementina ha parlato straordinariamente in lingua italiana a tutti gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede. «Ho molto apprezzato la presenza, durante la Messa d'inizio del mio ministero, di tante autorità civili e religiose del mondo islamico».
Un messaggio chiaro, intenso, lanciato da Francesco per costruire dei ponti (è questo il significato della parola «Pontefice», ha spiegato nel suo discorso) con Dio e tra gli uomini. Un invito al dialogo con l'islam che è già arrivato a destinazione: il grande imam di al Azhar, Ahmed el Tayyeb, ha infatti mandato un messaggio d'auguri al nuovo Papa: «Auspichiamo un mondo pieno di cooperazione e amore», ha scritto la massima autorità del mondo sunnita, «per assicurare valori comuni e mettere fine alla cultura dell'odio e della diseguaglianza».
Ma Francesco ieri mattina ha parlato anche degli atei; dopo aver detto nei giorni scorsi di «sentire vicini coloro che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna religione, si sentono in ricerca della verità», il Pontefice, per la seconda volta, è tornato sull'argomento: «È importante intensificare il confronto con i non credenti», ha detto agli ambasciatori, «affinché non prevalgano mai le differenze che separano e feriscono, ma, pur nella diversità, vinca il desiderio di costruire legami veri di amicizia tra tutti i popoli». Una linea precisa che il Papa sta tracciando con l'intento di rafforzare i rapporti già esistenti tra le varie religioni e aprire un confronto anche con gli atei (come aveva fatto Benedetto XVI con «Il cortile dei gentili»); le parole chiave sono amicizia e rispetto: e Bergoglio l'ha chiaramente detto il 20 marzo scorso nell'udienza ai delegati fraterni, i rappresentanti delle varie religioni: «La chiesa cattolica è consapevole dell'importanza che ha la promozione dell'amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose». Un pontificato che inizia quindi sotto una buona stella, quella del dialogo: alla messa d'inizio pontificato era presente persino Bartolomeo I; un evento storico proprio perché il Patriarca di Costantinopoli non aveva mai preso parte a una cerimonia simile dal grande Scisma d'Oriente del 1054, anno in cui il Papa Leone IX lanciò la scomunica contro Michele I Cerulario.
Con l'udienza di ieri al corpo diplomatico però Francesco ha voluto anche fare un appello, l'ennesimo, ai grandi della Terra, tramite i loro delegati in Vaticano: «È necessario lottare contro la povertà sia materiale, sia spirituale, edificare la pace e costruire ponti», ha spiegato il Papa. «Questi sono come i punti di riferimento di un cammino al quale desidero invitare a prendere parte ciascuno dei Paesi che rappresentate. Un cammino difficile però, se non impariamo sempre più ad amare questa nostra Terra».

Infine l'invito anche a quei Paesi, tra cui Cina, Vietnam, Afghanistan e Corea del Nord, che non intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede: «Spero sia l'occasione per intraprendere un cammino anche con loro».

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