Vogliono farlo "Santo prima" ma si guardi da chi lo incensa

In tanti esaltano le sue scelte spiazzanti. Però quando parlerà di aborto e unioni gay, da uomo della Provvidenza, diventerà l'idolo da abbattere...

Vogliono farlo "Santo prima" ma si guardi da chi lo incensa

L'entusiasmo, la curiosità, l'aspettativa, la novità. Da mercoledì sera Papa Francesco è avvolto da un'ondata di affetto e partecipazione. Come sempre, c'è chi vuole mettere il cappello sull'innovatore che viene «quasi dalla fine del mondo».

C'è chi si attende il ribaltone nella Curia vaticana. Chi esulta perché il Papa povero ha detto che nei palazzi apostolici «c'è posto per 300 persone». Chi gli scrive l'agenda: abolizione dello Ior, mano pesante con gli inutili cerimoniali, varia nomenclatura da promuovere e bocciare.

Qualcuno vede in Jorge Mario Bergoglio il nuovo Giovanni XXIII, il Papa eletto a sorpresa che ha convocato il Concilio. In conclave un porporato gli ha suggerito di chiamarsi Adriano VII «perché Adriano VI è stato il riformatore... e la Chiesa ha bisogno di profonde riforme». I tradizionalisti sperano in lui perché ha già parlato due volte del diavolo. I teologi della liberazione, dispersi da Joseph Ratzinger quasi vent'anni fa, hanno ripreso a impartire lezioni.
I gesti semplici e disarmanti di Papa Francesco gli hanno fatto guadagnare la simpatia di tutto il mondo. La sua spontaneità che getta nel panico gli uomini della scorta (e anche parecchi monsignori vaticani) sta diventando un modello. La scelta dell'abbigliamento senza fronzoli è già una moda nei sacri palazzi, dove qualche porporato ha riposto la croce pettorale d'oro rispolverando oggetti di metallo meno pregiato. Giovanni Paolo II fu fatto dal popolo «santo subito» il giorno triste dei funerali. Francesco rischia di diventarlo appena eletto.

Lo sport preferito dagli «opinion-maker» è creare idoli da abbattere. Elevare Bergoglio su un piedistallo (dal quale in realtà egli non fa nulla per salire, anzi cerca di scendere) per poi farlo cadere. Idolatrarlo per poter dire: non è stato all'altezza di aspettative. Caricarlo di troppe aspettative è controproducente per lo stesso Papa. La costruzione del mito, con agiografie e incensazioni non richieste, prevede inevitabilmente che il mito, prima o poi, venga sfatato.
Jorge Mario Bergoglio non ha mai amato i riflettori. La popolarità enorme di cui gode in Argentina è come un frutto secondario della sua unica preoccupazione: «Portare Cristo agli uomini e favorire l'incontro degli uomini con Cristo», come ha detto ricevendo i cardinali. Il suo stile che ormai tutto il mondo conosce non è una manovra per attirarsi la benevolenza e il favore: è semplicemente quello che ha sempre fatto.

Se Francesco rifiuta ermellini, ricami e scarpe dai pellami pregiati non è per lanciare una battaglia pauperistica, ma perché vuol mostrare che non è l'abito a fare il Papa. Se sale sul pulmino mescolandosi tra i cardinali, non intende demolire il ruolo del Pontefice quanto mostrare che egli non può governare senza un rapporto leale con i suoi collaboratori più stretti. E se paga il conto al pensionato di via della Scrofa è per dare un esempio a tutti.

Osannare Bergoglio e caricargli tutto il peso delle cose da fare per rinnovare la Chiesa non aiuta Bergoglio. È una scorciatoia per scaricarsi dalle responsabilità. Soprattutto, è un'arma con cui prepararsi a colpirlo.

Adesso è il Papa dei poveri, l'anti-Curia, il castigamatti di Dio, l'uomo della Provvidenza che farà piazza pulita del malaffare vaticano.

Appena ripeterà ciò che ha sempre detto, per esempio contro l'aborto, le unioni gay, l'imperialismo del denaro e l'economia speculativa, apriti cielo: l'idolo verrà abbattuto. Per fortuna Bergoglio è un uomo dalle idee chiare: «Dove c'è idolatria, si cancella Dio e la dignità dell'uomo, fatto a sua immagine». Il primo a non credere al Papa-idolo, per nostra fortuna, è proprio lui.

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