Forza Italia spalanca le porte al territorio, lancia un segnale forte agli alleati, cerca facce nuove e apre a una stagione di congressi per la selezione dei nuovi coordinatori cittadini.
È il giorno dell'analisi e del chiarimento interno. Un redde rationem annunciato che non si trasforma in uno sfogatoio, ma in una analisi ragionata di una sconfitta che nessuno ha voglia di nascondere o camuffare. L'Ufficio di presidenza azzurro si svolge nella sede di Piazza San Lorenzo in Lucina e non nel consueto «parlamentino» di Palazzo Grazioli. Denis Verdini e Altero Matteoli, ma anche lo stesso Silvio Berlusconi, preparano il terreno nelle 24 ore precedenti, lavorando per stemperare i toni ed evitare che la temperatura interna possa salire. Poi subito dopo pranzo la riunione ha inizio.
La volontà di tutti è di lanciare segnali concreti all'esterno e individuare una road map da cui ripartire. Il primo tema di cui si dibatte è come mettere in campo una coalizione vincente. La parola d'ordine è: «Aprire le porte ma non a chiunque e a ogni costo». Una ridefinizione del perimetro politico nel quale entrerà sicuramente la Lega con cui le affinità sono immediate, come dimostra il feeling Berlusconi-Salvini. Le perplessità si concentrano, invece, su Ncd. Verdini analizza i loro consensi e fa notare come, considerata l'alleanza con l'Udc, i suffragi reali degli alfaniani non arrivino neppure al 3%. «E per esistere e resistere dovranno sempre più spalmarsi sulla sinistra».
Il secondo punto per la «ripartenza» riguarda il rilancio della democrazia interna. Un'esigenza che si tramuterà in una nuova stagione congressuale per tutti i comuni, secondo una proposta avanzata da Verdini. Una modalità che dovrà diventare la regola. Massima apertura arriva anche verso le primarie, invocate con decisione da Raffaele Fitto, in particolare per quelle di coalizione. In questo senso Berlusconi affida a Laura Ravetto l'incarico di stilare il regolamento per svolgerle a tutti i livelli, per le elezioni comunali, provinciali, regionali e nazionali. Primarie viste come lo strumento inevitabile con cui ricucire la tela strappata del centrodestra e individuare il candidato premier. Per quanto riguarda, invece, la ricerca dei volti nuovi i «selezionatori» saranno Giovanni Toti e Alessandro Cattaneo, incaricati di scovare sul territorio mille ragazzi da far crescere nel partito.
Chi espone con chiarezza il proprio pensiero, con toni miti ma senza risparmiare critiche, è Raffaele Fitto, il protagonista di questa tornata elettorale con oltre 280mila preferenze. Il dirigente pugliese chiede a tutti di stringersi attorno a Berlusconi, «unico leader». Poi però passa a chiedere la massima democrazia interna, senza unzioni dall'alto. «Abbiamo il dovere di fare un'analisi in profondità. Non serve una semplice manutenzione, Forza Italia va rigenerata. Facciamo autocritica, non raccontiamoci balle». «Io - aggiunge - dico sempre quello che penso, sia in onda che nei fuorionda, non ci saranno mai sorprese da parte mia tramite la stampa». Una stoccata riservata alle interviste di alcuni colleghi di partito che lo hanno tirato in ballo. «È necessario aprire una prospettiva futura. Basta con le nomine dall'alto. Non ho nulla contro di loro ma l'ipotesi che siano Toti e Cattaneo a selezionare i mille volti nuovi che andranno in futuro a costruire la classe politica azzurra non va bene perché deve essere il territorio a esprimerli».
Se Forza Italia discute al proprio interno di come aprirsi verso l'esterno e ricostruire la coalizione, qualche movimento si registra anche da chi attualmente staziona nel campo avverso.
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