Economia

Intesa, la supercedola non ferma Passera

Per gli analisti resta aperta l’opzione di un riacquisto di azioni proprie fino a 5 miliardi

Intesa, la supercedola non ferma Passera

da Milano

È una cifra che fa impressione: 16 miliardi di euro. Per dare un’idea equivale alla capitalizzaione di Fiat. Ebbene 16 miliardi di euro sui quali siede Corrado Passera, numero uno di Intesa-SanPaolo, per possibili acquisizioni. Una cassa da guerra che apre i giochi su un risiko bancario di dimensione europea. Sono infatti poche le banche che possano sentirsi al riparo da questa forza d’urto. Tanto più che a queste risorse si può ovviamente aggiungere in pagamento anche carta Intesa-SanPaolo. Pochi giorni prima della fine dell’anno, si era a lungo «rumoreggiato» di un possibile interesse verso la tedesca Commerzbank. Ma è ovviamente tutto prematuro. Per il momento Passera, era nei taciti accordi della prima ora, deve restituire un po’ di capitale ai propri azionisti. Ieri Giuseppe Guzzetti, numero uno della Fondazione Cariplo, e alleato di ferro del presidente Giovanni Bazoli, ha detto che si aspetta un extradividendo «pingue». E il titolo ieri ha fatto un balzo finale dell’1,21 per cento a quota 5,77 euro.
Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di mettere in fila i numeri che portano a tanto le disponibilità della mega banca italiana. Il capitale in eccesso è una misura che a seconda dell’atteggiamento più o meno prudenziale adottato può variare (tecnicamente abbassando il tier1, un parametro di patrimonializzazione). Ebbene, ipotizzando un’Intesa in vena di shopping (e utilizzando così i numeri di Unicredito quando acquisì Hvb, con tier1 sceso a quota 5,2) il capitale in eccesso di Passera può arrivare a poco più di 7 miliardi di euro. A ciò si aggiunga Eurizon, la «riserva di caccia» di Passera. Una fabbrica del risparmio gestito, affidata a Mario Greco, con qualche problema di antitrust con la casa madre, e non del tutto nelle corde strategiche della dirigenza Intesa: prima della fusione con i torinesi a Milano si era preferito cedere la fabbrica ai francesi dell’Agricole. Insomma Eurizon è un conto corrente dal quale si possono prelevare fino a nove miliardi di euro, nell’ipotesi di una cessione totale. Ma anche molto meno con la quotazione, ad oggi soluzione più probabile, di una sua quota.
Ai 16 miliardi si deve, come detto, sottrarre una congrua fetta da restituire agli azionisti. D’altronde, fonti vicine a Passera, sostengono: «Prima di fare una grande acquisizione deve digerire SanPaolo e la governance potrebbe riservare qualche farraginosità di troppo».
Il metodo (buy back o dividendo straordinario) e la dimensione dell’operazione non sono stati ancora decisi. Per Intermonte ci sono due opzioni: un acquisto di azioni proprie per 5 miliardi o un dividendo straordinario da 3,8 miliardi, pari a 30 centesimi per azione. Per il Crédit Suisse l’ammontare da restituire potrà toccare i 4,2 miliardi. Cazenove, che fa delle previsioni di utili stellari, immagina invece un buy back da 5 miliardi. Tutti concordi nell’idea che l’operazione verrà varata prima dell’assemblea di aprile.


Una montagna di quattrini che per ora porta bene in Borsa, ma che nei prossimi mesi diventerà argomento speculativo per capire dove Passera e i suoi intenderanno andare a fare shopping.

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