Il polo chimico genovese deve chiudere! Questa sentenza non è solo di questi giorni, ma si ripete da decenni in un ritornello sentito anche per tante altre opere, infrastrutture, industrie. La matrice è sempre la stessa: l'ideologia. Il risultato, purtroppo è sempre l'unico: mandare via il lavoro o comunque non guardare oltre il giorno per giorno. A farne le spese la città. Le motivazioni? Le solite: l'inquinamento, l'impatto ambientale, l'impossibile coesistenza tra depositi costieri o infrastrutture e abitazioni e tutto il resto. Un film già visto, come per il terzo valico, la gronda, e qualunque cosa di «scomodo» che preveda sconvolgimenti ambientali o investimenti coraggiosi. Entriamo nel merito del Polo chimico genovese. È rappresentato da due società: Attilio Carmagnani S.P.A. e Superba S.R.L., ubicate a Multedo, la prima dal 1904, mentre la seconda «solo» dagli anni '60. Basterebbe questo per ricordare a tutti coloro che vogliono chiudere i depositi per motivi urbanistici, che ci si dovrebbe interrogare su chi abbia autorizzato ed in base a quale piano regolatore, o consenso edilizio oltre che al buonsenso a costruire ed urbanizzare le zone limitrofe ai depositi; ma perché chiudere il polo chimico e non posizionarlo dove potrebbe prosperare rendendo un settore genovese produttivo ed utile?
Ma alla città di Genova fa così «schifo» la possibilità di creare o mantenere il Lavoro? Ma soprattutto, se poi la creazione di nuove infrastrutture non richiede nemmeno investimenti con capitali pubblici, ma perché osteggiarla invece di cercare una soluzione che sia utile per tutti? Perché la coesistenza seppure possibile (sono decenni che ciò accade) tra depositi costieri ed abitazioni sicuramente non è la soluzione ideale ed andrebbe mutata; ma non si parli di inquinamento: perché sarà pacifico ritenere più dannosa l'autostrada e i gas di scarico che ne derivano piuttosto che le emissioni (per giunta ridottissime) dei prodotti petrolchimici che nemmeno vengono trattati, ma semplicemente stoccati da Superba e Carmagnani. Senza contare che le autostrade sono circondate da abitazioni e chissà quanti sono stati e saranno i morti per inquinamento senza che nessuno non solo si sogni di dire «chiudiamo» l'autostrada, ma addirittura ne parli.
Tornando a bomba, la soluzione per il polo chimico ha la stessa matrice del problema autostradale: guardare avanti, cercare un'alternativa e se non c'è crearla. Creare una gronda (alta, media, bassa... decidetevi è urgente!) e spostare il traffico dalle case. Allo stesso modo creare un nuovo polo chimico, dove destinare Carmagnani e Superba, spostandole definitivamente dal centro abitato ed urbanizzandone le aree da loro oggi utilizzate. Simili come problemi no? Nelle cause e nelle risoluzioni, ma con la grandissima differenza che la gronda autostradale richiederebbe ingenti capitali di provenienza pubblica (capitali che però si risparmierebbero per la minore manutenzione delle autostrade preesistenti ad esempio). Per il polo chimico si tratterebbe invece di capitali privati. Immaginiamo un efficiente polo chimico, moderno adeguato e ubicato in una zona corretta e collegato con l'esterno dal terzo valico e dall'autostrada dotata della gronda. Pensate alle potenzialità: Genova non sarebbe più la ruota di scorta del Tirreno (o addirittura l'Adriatico). Genova diverrebbe principalmente per le sue caratteristiche geografiche la porta primaria per il petrolchimico (e non solo), settore che è indispensabile per tutte le industrie europee, settore che non può essere trascurato per l'assenza di simili materie prime in Europa e che devono per forza essere importate.
Genova spera di tornare Superba, grazie alla Fiumara, al Cineplex, al terziario, dove migliaia di avvocati e commercialisti si dividono poche briciole? Oppure grazie alla sua risorsa naturale, il mare ed alla sua posizione strategica? E del trend di crescita che s'instaurerebbe anche in altri settori legati al petrolchimico? Le rinfuse petrolchimiche stoccate nei 60.000 metri cubi di Superba e Carmagnani sono strettamente legate al trasporto via mare, quindi al lavoro di compagnie di navigazione, che implementerebbero i loro traffici su Genova, pagando signori diritti portuali a Genova stessa, pagando l'Iva sui prodotti trasportati, le accise (è il caso dell'Mtbe) o i dazi doganali etc etc; Senza contare le società di servizi correlate ai trasporti marittimi quali i Broker, che fissano le navi, gli Spedizionieri che curano il flusso delle merci nei depositi e dai depositi sia sotto un profilo documentale e doganale che sotto quello della gestione delle tonnellate di prodotti. Infine i consorzi e le ditte di trasporto (C.O.A.A.L. ad esempio) che ruotano intorno allo smistamento dei prodotti.
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