«Io e mia figlia divisi da Gino Strada Lo finanzi pure, io aiuto Berlusconi»

«Mi chiede di sostenere Emergency. Le ho detto di farlo con i suoi soldi: da me ha avuto più di quanto le serve e un’educazione liberale»

Guido Mattioni

«I parenti sono come le scarpe - diceva il saggio - più sono stretti e più fanno male». Ma se le calzature sono comode e di ottimo taglio, come sicuramente quelle del conte Giannino Marzotto, classe 1928, discendente della dinastia veneta del tessile, ciò non impedisce che ci possa finire un sassolino. Così è stato. Margherita, una delle tre figlie del conte, ha fatto sapere a papà con una lettera aperta, dalle colonne del Corriere economia, di non condividere la sua decisione di finanziare con un milione di euro la campagna elettorale della Casa delle libertà. Quei soldi, ha aggiunto sarebbe stato meglio darli a Gino Strada e ai progetti di Emergency.
E allora lei, signor conte, le ha scritto una lettera ripresa dal Giornale di Vicenza. In quali termini?
«Solo alcuni stralci. Le ho scritto che “poiché ho già lasciato a te più di quanto basta a te stessa, mi auguro tu ne voglia liberamente e largamente disporre, con calma, secondo le tue generose ma a mio avviso inconsistenti idee”».
La sua prima reazione è stata di sorpresa o di stizza?
«Nessuna delle due, piuttosto di ammirazione».
Reazione da vero liberale, proprio come l’educazione che lei ha detto di aver lasciato ai figli, Margherita compresa.
«Certo, ma ritornando a quegli stralci, le avevo anche scritto “Ti ho dato educazione liberale. Forse, figlia mia, hai letto la storia un po’ meno di me. Lo riprova il fatto che divergenza per te è sbaglio. E questa è una caratteristica di certe correnti ideologiche”».
Comunque, se l’aspettava una simile presa di posizione? C'erano stati in passato episodi simili?
«No, ma ce ne siamo scritti già nel settembre 2005. Lei mi citava i progetti delle Gameen Bank, le cosiddette banche dei poveri che agiscono nel Terzo mondo e mi contestava la scelta di finanziare il centrodestra e Berlusconi».
E lei come replicava?
«Dicendole che quando si vota non si può essere d’accordo su tutto e che infatti io sono per la liberalizzazione delle droghe proprio per “castrare” chi la spaccia. Che sono contrario alle leggi di Sirchia, frutto di angoscia plebea e repressiva. Ma anche che se considero la guerra un’aberrazione, trovo peggio il permissivismo che ha diffuso 70 milioni di Kalashnikov nel mondo. E a questo proposito aggiungevo che se io andassi in Africa con Gino Strada direi a quei popoli “io ti dare pane, tu mi dare Kalashnikov”».
Scusi, ma in conclusione sua figlia che cosa vota?
«Mi pare che, al contrario di me, sia incerta».
Visto che siamo in famiglia, suo fratello Paolo ha dichiarato di voler finanziare l’Unione. Ma lei è assediato in casa o c'è anche chi condivide le sue idee?
«Si può assediare una fortezza, più difficilmente una coscienza. Nelle antiche famiglie c’erano pecore e pecore nere. Il progresso ha fatto sì che ora esistano pecore verdi-azzurre e pecore rosse. Per fortuna sono daltonico. Ma non solitario».
Pensa che sua figlia seguirà il consiglio di finanziare Emergency per conto proprio?
«Come ho detto ha i mezzi per farlo. Spero anche in almeno altre tre caratteristiche: determinazione, avvedutezza, prudenza.
Conte Marzotto, lei ha detto di ammirare moltissimo Silvio Berlusconi. Tre buone ragioni per spiegare a Margherita il motivo di questa ammirazione.


«Basta guardare al degrado del debito pubblico accumulato in cinquant’anni, alle problematiche della giustizia, all’inefficienza del sistema stradale italiano, per sperare che la competenza si alterni alle utopie. Perché l’inferno è pavimentato dalle buone intenzioni!»
Pensa, in questo modo, di aver convinto Margherita?
«Non me lo sono neppure proposto!».

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