Signor Direttore, sul quotidiano il Giornale ho letto con indignato stupore di essere stato di fatto accomunato, anche per immagine, all'inchiesta giudiziaria in corso nei confronti del principe Vittorio Emanuele e altri. Senza volere esprimere apprezzamenti nel merito dell'inchiesta, non posso in alcun modo accettare di essere neanche sfiorato da una vicenda alla quale sono del tutto estraneo.
È aberrante vedere la propria foto pubblicata insieme con quella di persone sottoposte a indagine giudiziaria e avere persino la citazione in un sottotitolo in grassetto, senza che la propria posizione sia in qualche modo riconducibile a nessun livello di coinvolgimento oggettivo. Finanche le intercettazioni riportate mi rappresentano «pensato» da altri, e mai interlocutore a qualunque titolo. Intercettazioni, infatti (ed è questa la prima grave scorrettezza), che non riguardano mie conversazioni, né mie iniziative.
Non sono io, infatti, l'intercettato, bensì unicamente l'oggetto della conversazione di terzi, che fanno a me riferimento: in un caso per un appuntamento con un certo Nargiso, ex tennista e candidato di An alle elezioni europee; nell'altro per la nomina di una persona nel cda del Centro sperimentale di cinematografia, la cui competenza nel caso specifico era del ministero dell'Economia e non dei Beni culturali di cui ero sottosegretario.
Per inciso, atteso che nel cda del Centro sperimentale di cinematografia Solvi Stubing non è mai stata nominata, né figurano altre persone riconducibili ad An di nomina del ministero per i Beni e le Attività culturali, i fatti dimostrano l'impermeabilità delle mie funzioni istituzionali.
In ogni caso non posso tollerare di essere in alcun modo associato a qualsivoglia attività men che legale.
Distinti saluti.
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