Politica

«Io, querelato da Bocchino: è un onore»

RomaMaurizio De Luca, le dò una notizia: lei è stato querelato da Bocchino.
«Non lo sapevo».
Sì, come 36 di noi. Noi per aver fatto il nostro lavoro, che è scrivere articoli. Lei per aver scritto una lettera da noi pubblicata il 25 agosto scorso.
«Sa che le dico? Mi dà una bellissima notizia. Per me essere querelato da Bocchino è un onore».
Maurizio De Luca, classe 1962, napoletano, entra a suo modo nella storia. È infatti probabilmente il primo lettore di un quotidiano querelato da un politico. Per di più per stalking. Fattispecie di reato che può essere acrobaticamente plausibile quando si applica all’opera di un giornalista, ma che diventa puro fantasy se il destinatario della denuncia è un comune cittadino.
De Luca, che cosa aveva scritto per far arrabbiare Bocchino?
«Avevo denunciato un fatto: che ero stato cancellato dalla pagina Facebook di Generazione Italia solo per aver scritto che sarebbe stato giusto che il cognato di Fini restituisse la casa di Montecarlo. Un’opinione espressa senza offendere nessuno».
Nella sua lettera a noi raccontava un grande malessere nei confronti di Fini e soprattutto di Bocchino.
«Il disagio di chi militava nel Fronte della Gioventù e nell’Msi nell’epoca in cui si moriva per le proprie idee. Mentre io a 13 anni iniziavo a frequentare il partito, mentre nel 1980 venivo eletto consigliere municipale al centro di Napoli, il più giovane consigliere d’Italia, Bocchino giocava ancora con le figurine».
Ci racconti questi anni difficili.
«Anni difficili ed entusiasmanti, nei quali non si aveva alcuna prospettiva di potere. Noi avevamo una storia e una cultura per certi versi vicina a quella del Pci. Il nostro gettone di presenza lo utilizzavamo per le spese della sezione. Noi a Napoli eravamo forti, nel mio municipio del centro (Avvocata-Montecalvario) eravamo sei consiglieri dell’Msi contro sette della Dc e sette del Pci. Ma avevamo difficoltà quotidiane, c’erano zone della città in cui non riuscivamo a fare attività, c’erano militanti da accompagnare a scuola perché altrimenti non sarebbero potuti entrare, c’era un vivere la federazione, come la chiamavamo noi, quotidiano. Condividevi le tue giornate con il figlio dell’imprenditore e quello del disoccupato. E poi pochi mesi dopo la mia elezione ci fu il terremoto e ci trovammo a gestire una situazione di emergenza sul territorio».
Poi la sua militanza è finita?
«Come impegno personale sì, ma è sempre continuata in maniera indiretta, restando vicino ad Alleanza Nazionale, supportando qualche amico che è rimasto in prima linea. Io in questo momento sento di rappresentare la base che ha costruito il passato della destra, quella che andrebbe riascoltata davvero, adesso. Ne sentiremmo delle belle».
Perché?
«Perché siamo i più delusi. Prenda la gestione del patrimonio immobiliare dell’ex An. Per noi è un nervo scoperto. A noi dell’Msi allora nessuno affittava una sede. Così eravamo costretti ad acquistarle, con grandi sacrifici. Ti sentivi partecipe e proprietario del luogo in cui facevi politica e condividevi con gli altri i momenti della militanza. Ma Bocchino non sa nemmeno di che cosa parliamo. Lui è arrivato nel 1994-95, quando l’Msi, poi diventato An, era arrivato al potere».
Sta dicendo che è salito sul carro dei vincitori?
«Esattamente. Io l’ho conosciuto nel 1995, ricordo che avevamo da poco vinto le elezioni regionali con Rastrelli e Bocchino prese a frequentare il partito. Poi negli anni si è fatto strada con il suo stile, che è sempre stato lo stesso. Ha avuto anche i suoi insuccessi, ebbe un pessimo risultato alle elezioni regionali, fu travolto da Bassolino nel 2005. Fini a un certo punto lo aveva anche esautorato, ma lui è riuscito a tornare in auge».
Probabilmente a questo punto incontrerà Bocchino in tribunale. Che cosa gli dirà?
«Gli dirò che è responsabile di avere distrutto un patrimonio umano di grande valore senza aver lasciato nulla in cambio. Grazie a quelli come lui abbiamo perso la nostra identità».

Che vale certamente di più di due camere e cucina a Montecarlo.

Commenti