Irak, ucciso Rahho il vescovo rapito

Il corpo, semisepolto, è stato fatto trovare dai sequestratori. Il dolore e la condanna di papa Ratzinger: "Disumana violenza"

Irak, ucciso Rahho 
il vescovo rapito

Lo hanno trovato semi sepolto alla periferia di Mosul, una città martire per i cristiani dell’Irak. I sequestratori non hanno avuto bisogno di decapitarlo, perché monsignor Faraj Raho (a sinistra nella foto), arcivescovo caldeo di Mosul, è morto a causa della prigionia. Da tempo era malato, aveva subito un infarto e necessitava di somministrazioni quotidiane di medicine. L’autopsia non ha evidenziato violenze o torture, come è tristemente capitato ad altri cristiani sequestrati in Irak. Un pope ortodosso rapito lo scorso anno venne decapitato. Il giovane segretario del monsignore trovato morto ieri, padre Ragheed Ganni, l’hanno ammazzato lo scorso giugno a raffiche di mitra all’uscita della chiesa di Santo Spirito di Mosul.

Monsignor Raho, 67 anni, era stato rapito il 29 febbraio dopo la Via Crucis celebrata nella chiesa di Santo Spirito. Le sue due guardie del corpo e l’autista, tutti cristiani, sono stati uccisi. Due giorni fa il vescovado di Mosul sosteneva che le trattative per la liberazione dell’ostaggio continuavano. La richiesta iniziale era di un riscatto di un milione di dollari poi passata a due milioni e mezzo, quando il poveretto è stato passato ad un’altra banda. Il problema è che i terroristi islamici che tenevano in ostaggio l’arcivescovo caldeo avevano avanzato altre tre folli richieste «come contributo della comunità cristiana alla causa della Jihad islamica». La prima riguardava la liberazione di «mujaheddin arabi detenuti nelle carceri curde» nel Nord dell’Irak. La seconda imponeva non solo un contributo per acquistare armi, ma pure per nasconderle nelle chiese. Infine i terroristi volevano volontari cristiani per farli partecipare ad operazioni kamikaze.

Ieri i rapitori hanno fatto sapere che il presule stava molto male ed in serata hanno rivelato che era morto indicando dove si trovava il corpo. Monsignor Raho era stato sommariamente sepolto nella zona di Matahin, vicino al quartiere industriale di Mosul. Teoricamente doveva essere circondata da quattro giorni dalle forze di sicurezza irachene. Alcuni volontari cristiani si sono recati sul posto e hanno trovato subito il corpo. I funerali del martire della Chiesa si terranno oggi alla presenza del patriarca caldeo di Bagdad, cardinale Emmanuel III Delly. Il religioso, molto amato a Mosul, sarà sepolto accanto al suo segretario, trucidato lo scorso anno, nella cittadina di Karamles. Poco prima di venire sequestrato, monsignor Raho aveva concesso un’intervista al settimanale Tempi, in cui denunciava il martirio dei cristiani in Irak. «Vogliono impadronirsi dei nostri beni e svuotare l'Irak della nostra presenza: nel Medio Oriente questa cosa si è già vista in Turchia, dopo la fine dell'Impero ottomano», aveva denunciato il presule caldeo. «L’Irak sotto un potere islamico oscurantista sprofonderà nella povertà e nell'impotenza – aveva aggiunto Raho - ed i poteri internazionali potranno dominarlo meglio».

I cristiani in Irak sono sotto tiro e dal milione e 400mila del 1987, oggi ne rimangono 600mila soprattutto nel Nord del Paese. Per il Santo Padre la morte dell’arcivescovo Raho «è un atto di disumana violenza».

In un telegramma inviato al patriarca dei caldei, Benedetto XVI auspica che «questo tragico evento richiami ancora una volta e con più forza l'impegno di tutti e in particolare della comunità internazionale per la pacificazione di un Paese così travagliato». Per tre volte negli ultimi giorni il Papa aveva lanciato un appello per la liberazione del vescovo.
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