Islam, D’Alema già pentito: Calderoli sbagliò

Dietrofront del titolare degli Esteri sul veto libico contro il futuro ministro. Dopo la difesa ufficiale del leghista arriva subito l’affondo: "Fu inopportuno. Il nuovo governo ne tenga conto ed eviti vecchi errori". Frattini: "Il popolo va rispettato". La Boniver: "Lui si dimise, Bassolino no"

Islam, D’Alema già pentito: Calderoli sbagliò

Roma - Sabato l’ha difeso. Il mio, spiega Massimo D’Alema, è stato gesto «istituzionale», la «doverosa reazione» a «un’intollerabile ingerenza» della Libia «negli affari interni del nostro Paese» per «tutelare l’autonomia nazionale e anche un principio costituzionale». Così adesso lo può criticare: «Considero inopportuno che un uomo politico che abbia responsabilità istituzionali faccia ciò che fece Roberto Calderoli» nel 2006, indossando pubblicamente una maglietta con una vignetta anti-islamica. Quanto a Silvio Berlusconi, «spero che il nuovo governo tenga conto dell’esperienza ed eviti vecchi errori».

E non si tratta, dice D’Alema, di un ripensamento. «Sono il ministro degli Esteri della Repubblica italiana - dice a In Mezz’ora su Rai tre - e se un Paese straniero cerca di influire con una polemica, di ingerirsi nella formazione del governo, ritengo obbligatorio reagire per difendere la nostra autonomia». Da qui la scelta di «coprire» Calderoli, con quella nota della Farnesina che replicava all’attacco di Gheddafi junior. Insomma, è stato «un intervento istituzionale, e ci si stupisce perché in Italia non è proprio così consueto». «Io - prosegue D’Alema - mi sono mosso perché sono preoccupato che il lavoro molto buono che abbiamo fatto in politica estera in questi due anni, riallacciando i rapporti con molti Stati, non vada disperso. Cerco anche di tranquillizzare molti partner che considerano con qualche preoccupazione il ritorno della destra. Spero che Berlusconi, nel formare la sua squadra e nell’impostare la politica del suo esecutivo, tenga conto di questa esperienza».

Conclusione: «Ognuno deve comportarsi rispettando le regole, auspicando che lo facciano anche gli altri». Tripoli ha sbagliato parecchio polemizzando, minacciando ritorsioni, mettendo bocca sulle scelte di un Paese sovrano. Ma pure Calderoli, sostiene il ministro degli Esteri, è il caso che lasci le sue t-shirt nel cassetto: «Indossando la maglietta offensiva nei confronti dell’Islam, innescò una catena di reazioni e di provocazioni molto negativa. Spero che l’esperienza del passato serva alla destra che torna al governo per evitare di ripetere gli errori del passato».

«È nostra cura capire le preoccupazioni dei governi e dei popoli amici e ascoltarne i consigli - dice il suo successore Franco Frattini - ma il rispetto delle decisioni di chi è investito del governo del proprio popolo è un pilastro della democrazia interna e internazionale».

Il vicepresidente della Commissione Ue ricorda poi che il Pdl «ha promesso sicurezza a un Paese dove gli stranieri troppo spesso scambiano accoglienza e gentilezza per debolezza, e la garantiremo». Gianni Alemanno elogia l’intervento di D’Alema: «Ha fatto bene a dare questo segnale chiaro». Margherita Boniver invece polemizza: «Calderoli si dimise, altri come Bassolino sono ancora lì».

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