Gli islamici italiani: «Israele come i nazisti»

Inserzione choc dell’Ucoii sui giornali: «Marzabotto=Gaza, Fosse Ardeatine=Libano»

Gli islamici italiani: «Israele come i nazisti»

Luca Telese

da Roma

«Marzabotto=Gaza, Fosse Ardeatine=Libano»: bandiere con la stella a cinque punte accostate alle stragi naziste, i morti della Shoah e quelli del Medio Oriente.
Dopo la polemica feroce sulle vignette disegnate da Apicella per Liberazione (in cui il muro israeliano veniva accostato ai lager nazisti della seconda guerra mondiale), dopo il concorso e la mostra anti-israeliana della settimana scorsa a Teheran (dove molti concorrenti giocavano sul raffronto-choc fra la guerra del Libano e l’Olocausto), un nuovo durissimo accostamento fa capolino sui giornali - questa volta italiani - per mano dell’Ucoii (l’Unione delle Comunità islamiche in Italia). Non c’è la minima ombra di dubbio che ne scaturirà una polemica feroce. Ieri, infatti, l’organizzazione musulmana ha deciso di pubblicare un annuncio a pagamento sul quotidiano Qn del gruppo Monti (Il Giorno, La Nazione, Il resto del Carlino). Una intera paginata sormontata da un titolo inequivocabile: «Ieri stragi naziste, oggi stragi israeliane».
La pagina pubblicitaria, secondo la spiegazione offerta dagli inserzionisti, è stata acquistata dall’Ucoii «per informare e testimoniare sulla guerra tra Libano e Israele». E il testo prosegue, con parole che implicitamente mettono in dubbio anche l’efficacia della tregua: «La sesta guerra sferrata da Israele contro il Libano si sta consumando ormai da un mese, con un bilancio agghiacciante di morti, feriti e sfollati - si legge nella nota pubblicata sul Qn - oltre 1000 persone hanno trovato la morte in sole quattro settimane; più di un quinto della popolazione si trova senza un tetto, decine di migliaia sono i feriti».
Aggiungono nel testo pubblicato i leader dell'Unione delle Comunità islamiche in Italia: «Gli scopi del nuovo attacco contro il Libano sono sembrati chiari sin dagli inizi: Tel Aviv ha subito chiarito le sue intenzioni di espandersi nel territorio libanese su un'area di oltre 30 chilometri. Questo nuovo territorio andrebbe ad annettersi a quelli precedentemente occupati, come accadde per le alture del Golan siriano e i territori della Cisgiordania palestinesi». L’inserzione contiene anche l'elenco dei morti in Palestina e in Libano dal 1937 al 2006. «Quello che avete letto - conclude la nota - non è un elenco di numeri e date, è il racconto di una tragedia che si sta consumando non molto distante da noi: ora nessuno potrà dire “Io non lo sapevo”».
Fin qui il testo, di cui i dirigenti dell’Ucoii spiegano a caldo le motivazioni che hanno portato alla pubblicazione. «È un’iniziativa - spiega il presidente Mohamed Nour Dachan, un medico siriano da quasi 40 anni in Italia, membro della consulta islamica - motivata dal fatto che davanti a una tragedia così grave, l'informazione era distorta e non si riusciva a capire chi era l'accusato e chi l'accusatore. Se ci saranno polemiche è perché sono state portate allo scoperto le tragedie israeliane».
Nelle settimane scorse l’Ucoii aveva preso pubblicamente posizione sul delitto di Hina per bocca di Hamza Piccardo, il suo portavoce, ricordando che le motivazioni di quel delitto non potevano essere considerate esclusivamente religiose. E solo pochi giorni prima, dopo l’ondata di arresti nella comunità islamica innescata dopo i falliti attentati aerei tra Londra e Stati Uniti aveva preso pubblicamente posizione dichiarandosi delusa dalla linea seguita dal ministro dell’Interno Amato. Adesso, dopo due settimane di polemiche condotte in difesa, una mossa tutta all’attacco, tutta giocata sulla necessità di aprire un fronte propagandistico e una campagna di denuncia anti-israeliana.
In serata l’Unione delle comunità ebraiche si è detta «indignata per il contenuto della pagina» e ne ha «contestato il contenuto, denunciando il tentativo di usare strumentalmente momenti tragici della storia e della memoria collettiva italiana per effettuare accostamenti privi di qualsiasi fondamento con l’attuale situazione mediorientale».

Il vicepresidente della comunità romana, Riccardo Pacifici, ha chiesto ad Amato «di valutare la permanenza dell’Ucoii all’interno della Consulta delle comunità islamiche che dovrebbe servire in modo da favorire l’islam moderato». Durissimo l’ex ministro dell’udc Carlo Giovanardi, che parla di «propaganda antisemita e anti israeliana» e chiede «una decisa condanna politica e morale da parte di tutte le forze democratiche italiane».

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