Gian Micalessin
Bella, ma impossibile. Liniziativa di pace messa a punto dal presidente francese Jacques Chirac e del premier spagnolo José Luìs Rodriguez Zapatero con lappoggio esterno del nostro Romano Prodi sembra proprio questo, un ingenuo e irrealizzabile desiderio senza grande futuro. Anche perché Israele, pur non esprimendosi ufficialmente, fa già capire di non volerne sentir parlare. «Liniziativa ispano-franco-italiana non esiste - ripetono fonti anonime del ministero degli Esteri israeliano -. Zapatero parla di una cessazione delle violenze, ma è come dire che per fermare la guerra, bisogna fare la pace. Una banalità da discorso al caffè».
Il piano, emerso dal vertice franco-spagnolo di Gironda, è un festival delle buone intenzioni. I cinque punti messi assieme da Chirac e Zapatero, con la benedizione di Prodi, prevedono un immediato cessate il fuoco, la formazione di un governo dunità nazionale palestinese, lo scambio di prigionieri, lavvio di colloqui tra il premier israeliano Ehud Olmert e il presidente palestinese Mahmoud Abbas, linvio di una missione internazionale a Gaza per monitorare il cessate il fuoco. Da quei cinque punti, a cui Zapatero vuole aggiungere una conferenza internazionale sul Medio Oriente simile a quella svoltasi nel 1991 a Madrid, dovrebbe nascere un piano europeo da approvare nel Consiglio europeo di metà dicembre.
Il problema delliniziativa ispano-franco-italiana, al di là dello scarso entusiasmo israeliano, è che ripropone esattamente quanto i governi israeliani e la presidenza palestinese di Mahmoud Abbas, con laiuto di Stati Uniti, Egitto e altri discreti mediatori, inseguono da almeno dieci mesi. Chirac, Zapatero e Prodi, oltre ad elargire consigli risaputi, non spiegano come realizzarli. Per capirlo basta un esame dettagliato. Il cessate il fuoco proposto al primo punto viene inutilmente rincorso dal settembre dellanno scorso quando Israele completò il ritiro da Gaza. Da allora Mahmoud Abbas non è mai riuscito bloccare il lancio di missili Kassam e i colpi di mortaio dalla Striscia di Gaza contro il territorio israeliano. Da allora i governi di Sharon prima e di Olmert poi non hanno mai rinunciato alle operazioni preventive per smantellare le organizzazioni armate. Le iniziative politiche e di sicurezza dispiegate da Stati Uniti ed Egitto per rafforzare la capacità di controllo di Abbas e consentirgli di assumere il controllo della situazione hanno solo avvantaggiato Hamas, contribuendo al suo trionfo elettorale. Lo stesso governo Hamas quando ha poi tentato di controllare gli altri gruppi armati ha rischiato lo scontro interno.
La formazione di un governo dunità nazionale, auspicata al secondo punto delliniziativa, è un altro bellaugurio su cui Abbas e il premier di Hamas Ismail Haniyeh continuano, nonostante ripetute dichiarazioni su una raggiunta intesa, a non tirar fuori un ragno dal buco. Difficile anche qui capire novità e vantaggi della proposta franco-ispano-italiana.
Il punto numero tre è un altro desiderio irrealizzabile. Lo scambio di prigionieri con Hamas continua ad essere in pieno stallo nonostante una raggiunta intesa di massima a cui si sono adoperati mediatori egiziani e arabi. Quello con Hezbollah è in alto mare nonostante il lavoro di un uomo dei servizi segreti tedeschi, già al centro di riuscite trattative in passato.
I colloqui tra Olmert e Abbas al quarto punto, continuano dopo sei mesi di progetti a dissolversi allultimo momento per ragioni di politica interna dei due interlocutori.
Il quinto punto, quel dispiegamento di una missione di pace a Gaza sostenuto con vigore dal governo Prodi, sconta gli insuccessi delloperazione di monitoraggio del valico di Rafah, al confine tra Gaza e lEgitto, affidata allUnione Europea. Secondo Israele quella missione di controllo sulloperato dei doganieri palestinesi si è rivelata un colabrodo consentendo landirivieni di ricercati, documenti, denaro e armi. Romano Prodi rilancia, invece, proprio lintervento diretto a Gaza.
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