Cultura e Spettacoli

In Italia c’è un Dan Brown e nessuno lo sa

Si intitola 999. L’ultimo custode, l’ha scritto un ex bancario e in un mese ha venduto oltre 50mila copie Senza pubblicità o "spinte" mediatiche. Un successo basato sul passaparola che lo ha lanciato in classifica

Tutto inizia nel 2007 quando, nella chiesa di San Marco a Firenze alla presenza dei carabinieri del Ris di Parma, ma contro il parere dei padri domenicani, custodi della basilica, viene riaperta la tomba di Pico della Mirandola, sepolto insieme ad Angelo Poliziano.
No, tutto inizia molto prima, nel 1494 quando, a due mesi di distanza l’uno dall’altro, muoiono, entrambi avvelenati, Angelo Poliziano e Pico della Mirandola, il secondo dei quali porta con sé nell’ombra la parte oggi mancante delle sue Conclusiones philosophicae, cabalisticae et theologicae, ovvero le 900 tesi che l’illustre umanista voleva discutere in un Concilio per unificare le religioni monoteiste, e per le quali invece fu accusato di eresia da papa Innocenzo VIII.

No, in verità, tutto inizia qualche giorno fa, quando il thriller-storico-esoterico 999. L’ultimo custode di Carlo A. Martigli, pubblicato in sordina da Castelvecchi, per qualche strana alchimia editoriale si è trasmutato nella pietra filosofale che il romanzo di genere italiano stava cercando, si parva licet, dai tempi del Nome della rosa. Uscito agli inizi di settembre, in meno di un mese il libro di Martigli ha venduto 50mila copie, con due ristampe in quindici giorni, entrando a sorpresa nella top ten dei libri di narrativa italiana più venduti della settimana. E tutto ciò senza un marchio forte alle spalle, senza una distribuzione «di peso», senza alcun battage pubblicitario, senza spinte critico-giornalistiche (finora giusto un pezzo sul Messaggero e su Il Venerdì di Repubblica). Lo chiamano passaparola, una formula arcana secondo la quale se un libro è bello, la gente ne parla e lo compra. Un bel mistero.

Un bel mistero anche quello delle 900 tesi eretiche di Pico della Mirandola e dell’esame del Dna dei Ris - che hanno confermato la morte per avvelenamento del filosofo rinascimentale -, un mistero tanto bello da ricamarci attorno un romanzo. Aggiungendo, magari, che oltre alle 900 Conclusiones pubblicate nel 1486, e poi mandate al rogo, ne esistevano altre 99, segrete, che rivelerebbero qualcosa di inaudito e inaccettabile per la Chiesa (disposta ad avvelenare chiunque osasse sostenerlo) sulla natura di Dio. Anzi, sulla natura femminile di Dio. Ovvero che Dio è Maria Creatrice. Che Dio - come disse Papa Luciani quindici giorni prima di essere trovato morto (avvelenato?) - «Dio è padre, più ancora è madre». E aggiungendo anche, magari, che negli anni Trenta, nella Germania nazista, si scatenò una gigantesca caccia alle tesi di Pico della Mirandola sul concetto di Dio-donna le quali, se rese note, avrebbero distrutto l’immagine della Chiesa cattolica, ultimo baluardo alla divinizzazione di Hitler. E aggiungendo anche, magari, che nell’Italia del 2009, l’ultimo custode del volume scopre finalmente la rivelazione contenuta nel libro-maledetto svelando anche la misteriosa iscrizione latina sulla tomba di Pico, aperta nel 2007 dagli investigatori del Ris - tornando dal romanzo alla realtà - e frettolosamente richiusa...

Tornando dalla realtà al romanzo, 999. L’ultimo custode - un Codice da Vinci all’italiana, ma scritto meglio - è già un oggetto di culto: su Internet bookshop è uno dei pochissimi libri a ottenere la media-voti perfetta nelle recensioni dei lettori: 5 su 5; nelle librerie - inspiegabilmente per chi è abituato a conteggiare i libri venduti in proporzione ai passaggi televisivi dell’autore - si erigono pile di nuove copie pronte per essere date in pasto ai lettori; e sul web - all’indirizzo http://www.999lultimocustode.com - il book trailer del teo-thriller è il più cliccato dell’anno. Diavolerie di un outsider.
Carlo A. Martigli - dove la «A» è un vezzo che sta per Adolfo - è un vero outsider della narrativa. Ma non del mondo editoriale. Mezzo ligure levantino e mezzo toscano, nato a Pisa ma scrivente tra Rapallo e Bologna, 57 anni, Martigli è uno di quegli spiriti poliedrici dei quali è difficile credere che riescano bene in tutte le cose che fanno, ma è certo che alcune cose le sanno fare bene. Lui, ad esempio, ha fatto il giornalista partendo dal Tirreno di Livorno, ha scalato una carriera bancaria fino al ruolo di vicedirettore della Deutsche Bank di Genova, su Gente Money ha tenuto una polemica rubrica sulle new entry di Borsa, ha curato la sceneggiatura di uno spettacolo circense di Ambra Orfei, è stato attore teatrale, docente in comunicazione e marketing, direttore di un corso di scrittura creativa, editor professionale. Per conto della De Agostini ha scritto il saggio Miracolo! Un’indagine rigorosa e sorprendente sui miracoli non cattolici e per la stessa Castelvecchi La resa dei conti, un’inchiesta non convenzionale sull’attuale crisi finanziaria e le conseguenze sull’economia italiana. Autore eclettico, nulla da dire.

Poi l’autore eclettico ha sublimato il demone della creatività artistica. E la scrittura ha compiuto il miracolo. Per gradi. Prima un libro di fiabe per bambini in endecasillabi a rima baciata, Duelli, castelli e gemelli, uscito con successo da Giunti nel 2007. Poi una saga fantasy ambientata nell’antica Roma pubblicata da Mondadori - Lucius e il diamante perduto nel 2007 e Thule. L’impero dei ghiacci nel 2008 - storie di sangue, avventura e magia in bilico tra le inchieste di Fratello Cadfael e il videogioco Imperium. E, in mezzo, per tenere allenata la penna, con lo pseudonimo di Johnny Rosso, una serie di libri nella collana mondadoriana «Superbrividi», tipo: L’Ombra della Bestia, La Chiesa Stregata, La Vendetta della Bestia.
Poi il grande balzo: il romanzone che mixa con disinvoltura giallo, esoterismo, misteri vaticani, cospirazioni, nazismo, caccia alle streghe, roghi, libri maledetti, avvelenamenti, indagini dei Ris. Una storia italiana, d’ambientazione italiana, scritta da un italiano. Inappuntabile dal punto di vista del rigore storico come da quello della scrittura. Sembra strano, ma a suo modo una rarità. In classifica, tra i più venduti della narrativa italiana, Carlo A. Martigli oggi è ottavo. Ha davanti Donato Carrisi, Andrea Camilleri, Marco Buticchi e poi Faletti, Tabucchi, Carlotto e, in cima, Margaret Mazzantini.

Non riusciamo a spiegarlo da un punto di vista critico e razionale ma - chissà perché - istintivamente stiamo dalla parte di Martigli. Che magari non sarà un fuoriclasse ma che, se va tutto bene, la settimana prossima passerà davanti al giallista d’ispirazione americana che il «Napoleone» della critica letteraria nostrana, con raro senso della misura, una volta definì «il più grande scrittore italiano vivente».

Faletti: leggiti Martigli, va’.

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