Italia e Svizzera, i confini scivolano. Sul ghiaccio

RomaIl ghiaccio si scalda e scioglie, la montagna si trasforma, le creste non sono più quelle di 50 anni fa. E la linea della frontiera si perde tra quei cambiamenti che nessun trattato internazionale aveva previsto. Non è solo materia di geografi, ma anche di diplomatici: la questione è stata discussa in un carteggio tra Italia e Svizzera, al termine del quale l’Italia (con il pieno accordo elvetico), ha deciso di spostare la frontiera per assecondare il movimento dei ghiacciai che diventano liquidi. Il disegno di legge è del ministro Franco Frattini (nella foto), ed è ora in discussione alla Camera, in commissione Affari esteri: prevede di ritracciare il confine italo-svizzero in base ai «naturali e graduali cambiamenti a cui sono soggette le linee di cresta per le variazioni di temperatura indotte dal clima». La linea che divide i due Stati è vecchia, e può ora essere definita «mobile»: aperta alle corrosioni del clima e degli anni. La nascita del confine «mobile», si legge in un’analisi allegata al ddl, non avrà «effetti diretti sui privati cittadini»: né sugli svizzeri, né sugli italiani. Perché si sta parlando del tratto di frontiera «di alta montagna, di proprietà demaniale». Sono stati l’Istituto geografico militare italiano e il Servizio federale di topografia svizzero, i due enti che si occupano della «manutenzione del confine», a lanciare l’allarme sui ghiacci sciolti e la frontiera spostata: il confine in alcuni punti «è rimasto privo del riferimento morfologico», hanno rilevato.

Questo succedeva quattro anni fa: tanto ci è voluto perché i due Stati terminassero i loro colloqui fino al ddl ora in discussione. «L’adozione del concetto di confine mobile - si legge nella relazione - non comporterà alcuna integrazione o variazione dei contenuti normativi che regolano la materia».

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