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Italia, l’Europa in vista Prandelli chiede aiuto anche alla sua Firenze

È il mondo che va alla rovescia quello del calcio italiano. O forse sta solo cominciando a pagare gli errori commessi, sciopero compreso: sono tanti, troppi. Stasera l’Italia di Prandelli può guadagnare, in largo anticipo (due turni prima) la qualificazione all’europeo 2012 e invece dei fuochi d’artificio sono pronti veleni e contestazioni, oltre che uno stadio mezzo deserto. È vero, Firenze ha sempre avuto un rapporto tormentato con l’azzurro e non solo dai tempi di Antonio Matarrese, presidente della federcalcio. Ma questa volta, la scelta della sede, una sorta di omaggio al ct Prandelli e al suo onorato servizio sulla panchina in viola, è stata scandita dal gelo più incredibile, dal disinteresse più diffuso. A dispetto dei buoni rapporti che Prandelli ha intrattenuto di recente anche con la frangia più estremista del tifo fiorentino. Anzi, proprio per questo motivo, lasciando in un cantuccio le assicurazioni del presidente della viola Cognini, Andrea e Diego Della Valle hanno fatto sapere che diserteranno la tribuna d’onore. Motivi di lavoro? In verità non hanno mai risposto alle richieste di pace lanciate dal ct che può aver commesso anche qualche ingenuinità ma non può passare certo per un destabilizzatore. Dinanzi alle previsioni più fosche e cupe, Prandelli non ha perso il suo ottimismo di sempre. «Sarebbe un sogno festeggiare a Firenze la qualificazione» la sua confessione. «Mi auguro una serata di festa, spero siano in tanti i fiorentini a sostenerci» la speranzella. Benedetto sognatore.
È il calcio italiano che va alla rovescia. Invece di accompagnare per mano la Nazionale al passaggio delicato e decisivo della qualificazione, ecco insorgere delusioni e diffidenze, anche lo scarso interesse per la stessa scelta di puntare sullo stesso schieramento ammirato contro la Spagna e criticato nel viaggio alle Far Oer. Lo schema è identico, con due variazioni sul tema, piuttosto annunciate, a riposo Maggio e Criscito, i due laterali difensivi e al loro posto Balzaretti e Cassani, che certo non suscitano la passione sfrenata degli addetti ai lavori. Tutti gli altri, dalla difesa bullonata grazie a Buffon (599 i minuti d’imbattibilità, un solo subito nel girone) e soci, fino alla coppia tascabile di attaccanti (Cassano più Pepito Rossi), sono chiamati a ripetersi nel breve volghersi di qualche giorno. In panchina Gilardino, in campo Montolivo che di sicuro non ha ancora riconquistato l’affetto e la stima dei suoi tifosi dopo il famoso contenzioso estivo. C’è da giurarlo: i curvaioli regoleranno anche i conti personali con i loro ex beniamini. Adesso Corvino ha preso a fargli una corte sfacciata: chissà se riuscirà a convincerlo. Milano è una tentazione diabolica per il centrocampista, qui schierato da tre-quartista.
Le Far Oer sono un conto, la Slovenia un rivale con i fiocchi. Di solito ha provocato qualche mal di pancia agli azzurri, nel passato e la contabilità del confronto è pronta a confermarlo (sei confronti, 3 successi azzurri, un pareggio e due dispetti sloveni). Perciò c’è bisogno di maggior sostanza rispetto a venerdì sera e anche di maggiore solidità complessiva visto che fuori casa la Slovenia, nel girone, è anche imbattuta. Piegarne la resistenza non è impresa così scontata, meglio declinarlo subito. Possono dare una svolta al loro destino, tentando la grande impresa. Fondamentale allora sarà il comportamento dell’Italia anche dopo l’eventuale vantaggio. Alle Far Oer, dopo il golletto di Cassano, Buffon ha visto i sorci verdi. Palo e traversa gli han dato una mano. «La strada che abbiamo scelto dall’inizio è quella del gioco, di imporlo sempre. E sono convinto che vincerò questa scommessa. Col tempo, con più partite nelle gambe, possiamo solo migliorare» il suo pronostico.

È un vero ottimista il ct.

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