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«Italia Paese amico e tra gli alleati più saldi degli Usa»

Omar Sherif H. Rida

da Roma

«L’Italia è la terra dei miei avi, quella in cui ho vissuto momenti indimenticabili della mia vita e che, dopo gli Stati Uniti, amo di più». Queste le prime dichiarazioni rilasciate ieri alla stampa da Ronald P. Spogli, il trentaseiesimo ambasciatore Usa in Italia, poco dopo il suo arrivo all’aeroporto di Ciampino. Il nuovo inquilino di Palazzo Taverna è atterrato con un jet privato proveniente dalle Azzorre accompagnato dalla moglie Georgia Beth e dalla figlia Caroline, di 9 anni. Ad attenderlo il funzionario del ministero degli Esteri, Igor Di Bernardini.
Nei prossimi giorni Spogli presenterà le sue credenziali al Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, e solo dopo l’accettazione del Quirinale entrerà nel pieno delle sue funzioni, diventando così ufficialmente l’erede di Melvin F. Sembler, che aveva lasciato l’incarico lo scorso 24 luglio.
Nel suo breve intervento di ieri, pronunciato in un italiano fluente (lingua in cui si esprimerà anche in futuro «in quanto estimatore della vostra cultura»), il nuovo ambasciatore ha ribadito il suo impegno per migliorare le relazioni tra Usa e Italia «affinché i nostri rapporti bilaterali diventino ancora più forti e proficui». «Quando il presidente Bush - ha aggiunto Spogli -, mio caro amico da oltre 30 anni, mi ha chiesto di assumere questo incarico, ne sono stato molto onorato. Il presidente ha voluto sottolineare che l’Italia è paese amico tra i più cari e uno dei più saldi alleati degli Stati Uniti».
Una nomina quasi nel destino quindi quella di questo italoamericano di seconda generazione (grazie al nonno paterno di Gubbio), nato a Los Angeles nel 1948, designato da George W. Bush il 9 giugno scorso, che almeno nelle intenzioni dovrebbe contribuire ad appianare quei dissidi diplomatici sorti tra Roma e Washington negli ultimi mesi (dal caso Calipari al rapimento dell’imam di Milano Abu Omar da parte della Cia). Industriale della California, proprietario insieme al socio Bradford M. Freeman della «Freeman&Spogli Co.» (una delle maggiori società di investimenti degli Stati Uniti), Spogli ha frequentato la Harvard Business School insieme al presidente Bush, di cui è stato soprattutto uno dei cosiddetti «Major League Pioneer» nelle campagne elettorali del 2000 e del 2004, raccogliendo in entrambe le occasioni oltre 100.000 dollari di contributi.
Tanti i legami, di carattere privato e professionale, che legano il nuovo ambasciatore all’Italia, sottolineati ieri e durante l’audizione alla commissione Esteri del Senato (lo scorso 29 giugno): i 3 anni trascorsi a Firenze e Milano tra il 1968 e il 1973 come ricercatore per l’Università di Stanford (dove si è laureato nel 1970), seguiti da numerosi soggiorni da imprenditore e da semplice turista.

Un preludio ideale alla grande avventura di Palazzo Taverna.

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