Italia, retromarcia del Fmi: «Manovra promossa» Ecofin: intesa sulle banche

«Per quanto riguarda la nostra reazione al budget per il 2011 e il 2012 posso dire che le nuove misure sono state ben accolte. Ulteriori giudizi sono prematuri». Queste parole, pronunciate ieri da David Hawley, responsabile alle relazioni esterne del Fondo monetario internazionale, equivalgono a un biglietto di scuse spedito all’Italia. Scuse dovute, peraltro, dopo la gaffe di mercoledì scorso.
Galeotto era stato un rapporto on line con cui l’Fmi bocciava nella sostanza la politica fiscale del governo, invitandolo infatti a prendere provvedimenti aggiuntivi per centrare l’obiettivo di riportare sotto il 3% il rapporto deficit-Pil. Peccato che il report non fosse stato aggiornato dopo il varo della manovra da circa 25 miliardi di euro, finalizzata proprio a riequilibrare i conti pubblici.
Un errore grave, considerato che i mercati tengono il dito sul grilletto. La tensione resta infatti ai livelli di guardia. Lo spread tra i nostri Btp e il Bund tedesco, è schizzato ieri ai massimi dal 1997 (a 161 punti) in base alle serie storiche dell’agenzia Bloomberg. Lo stesso direttore del Fondo, Dominique Strauss-Kahn, arrivando ieri mattina a Busan (Corea del Sud), dove si terrà tra oggi e domani il G20 di ministri finanziari e banchieri centrali, ha ricordato che l’Europa fa bene a impegnarsi con misure di risanamento dei conti, ma non deve dimenticare quanto importante sia rafforzare la crescita economica. Insomma: un’eccessiva focalizzazione sul tema disavanzo-debito può rivelarsi controproducente. E anche la bozza del comunicato finale del vertice in circolazione ieri pomeriggio metteva in guardia contro i rischi per la ripresa derivanti dalle recenti turbolenze dei mercati.
L’ultimo colpo di coda della crisi ha del resto messo in chiaro che tra le priorità da affrontare c’è anche la riforma del sistema finanziario. L’Fmi arriverà al G20 dei capi di Stato e di governo, in agenda il 26 giugno a Toronto, con una nuova proposta di tassazione dell’intero comparto. L’Europa, dopo aver deciso un giro di vite sulle agenzie di rating, si sta muovendo con decisione sulla strada che porta a una stretta sulle banche. Nel rapporto preparato per l’Ecofin di martedì prossimo si legge che c’è un «ampio accordo» tra i ministri sul fatto che la tassa anti-crisi deve essere applicata «a tutte le banche» e che deve essere strettamente legata «ai costi potenziali connessi al fallimento». Il parametro su cui calcolare il prelievo dovrebbe essere l’ammontare dei depositi (come proposto negli Usa), ma non si esclude un calcolo basato sugli asset o sugli utili.

Almeno all’inizio, si legge nel rapporto, la scelta più facile potrebbe essere «optare per un tasso standard (o un tasso molto semplicemente progressivo) da applicare su una serie ampia di liabilities, capitale e depositi assicurati esclusi».

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