Gli italiani si affidano a internet: «I blog più credibili dei governi»

da Milano

La nuova classe dirigente italiana si incolla a internet e smanetta sui blog che considera più credibili dell’attuale governo, dei parlamentari, dei dirigenti, dei web aziendali, degli avvocati. Perché i blog informano velocemente, interpretano, analizzano. Danno notizie e opinioni. E gli italiani che contano si affidano a loro. È quanto emerge dal barometro della fiducia di Edelman, che ieri ha presentato l'annuale sondaggio mondiale (il Trust Barometer 2007).
La ricerca è la sintesi di interviste telefoniche a tutto campo di circa 30 minuti fatte a 3.100 opinion leader di 18 diversi Paesi. Per la buona riuscita del sondaggio sono state accuratamente selezionate persone di buona cultura, laureate, informate, interessate all’economia e la finanza, con un reddito superiore ai 75mila dollari (60mila euro). La «gente che conta» non crede alle frottole di molti politici né alla politica aziendale di molte imprese. Preferisce confrontarsi con il singolo attraverso i blog: ecco che allora i diari del web battono tutti. Superano in credibilità i dirigenti delle grandi aziende, i manager, i governi, i parlamentari, gli avvocati, i web aziendali e i media tradizionali. Se devono approfondire scelgono gli accademici e i giornali specializzati.
Ma gli opinion leader si fidano anche di loro stessi. Nel sondaggio, infatti, sono soprattutto le persone di pari livello (definita la «gente come me») a collocarsi molto in alto nella fiducia, appena alle spalle degli accademici e prima ancora degli analisti di Borsa. In fatto di organizzazioni, danno ancora credito a quelle non governative, (come Wwf o Save the Children) che rimangono al primo posto nella loro fiducia nonostante una significativa flessione (dal 66% del 2006 al 62% di quest'anno). La Chiesa e le altre istituzioni religiose si attestano invece attorno al 55%. Fanalino di coda, nel barometro della fiducia di Edelman, è la pubblicità, accomunata dalla figura pubblica di atleti e intrattenitori che spesso si prestano a diventare testimonial di detersivi, dolciumi o qualsiasi altro prodotto di largo consumo.
Le reazioni politiche al crudo e realistico quadro nazionale non si sono fatte attendere. E ognuno si difende come può. Maurizio Beretta, direttore generale di Confindustria, punta il dito sulla comunicazione delle aziende ormai obsoleta. «Bisogna trovare una modalità più chiara e trasparente che porti gli opinion leader e i consumatori ad avere una maggior fiducia nelle scelte e nelle politiche delle aziende stesse».
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi interviene invece sul crollo di credibilità del governo e commenta così: «Il fatto che le istituzioni e il governo italiano abbiano riscosso una così bassa fiducia negli opinion leader riflette semplicemente il periodo di forte contrapposizione politica degli ultimi mesi. Bisogna smettere di cercare lo scontro dialettico e polemico a tutti i costi e cercare una maggiore concertazione, una compatezza che rappresenti la volontà di tutti gli italiani di uscire da questa polemica continua che non fa altro che nuocere all’immagine del paese e delle istituzioni che lo rappresentano».
Fin qui i dati che interessano l’Italia. Negli Usa e in Germania la graduatoria è analoga a quella italiana mentre in Gran Bretagna sono fiduciosi nelle aziende. In Francia, invece, le istituzioni religiose scendono all’'ultimo posto e le Ong il primo. In Spagna, Paese cattolico, sono sempre le istituzioni religiose, insieme con i media, a collocarsi all'ultimo posto.

All'opposto, in Russia le Ong sono all'ultimo posto, mentre le aziende si collocano in testa. In Cina è il governo a ottenere la maggior fiducia, seguito dai media e dalle aziende. In Giappone il testa a testa è fra governo e Ong, con le istituzioni religiose all'ultimo posto.

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