Italiano ucciso nel blitz inglese Napolitano pretende le scuse

RomaSi muove re Giorgio. Tocca a lui adesso metterci la faccia, spetta al capo dello Stato esporsi pubblicamente per deplorare «il comportamento del governo inglese», criticare la disastrosa gestione del blitz in Nigeria, sottolineare il difetto non solo di quella normale «consultazione» tra alleati e partner europei, ma addirittura di un livello minimo di «informazione». L’Italia, dice, è stata avvertita solo a cose fatte, fatte male per di più, visti i risultati dell’azione di forza. Da qui l’ira del presidente e l’irritazione per lo strappo provocato da Londra. È una questione anche di prestigio nazionale. Il Regno Unito ha sbagliato. Ora, avverte, serve «un chiarimento politico e diplomatico». Ma Downing Street replica con durezza: «Non c’è niente da chiarire, Roma sapeva».
Si muove Napolitano perché stavolta lo sfregio al Belpaese e alla sua sovranità è troppo pesante per restare in silenzio. E non è il primo. Dopo le esitazioni sul caso dei due marò prigionieri in India, ecco lo schiaffo degli inglesi, che a quanto pare hanno deciso senza sentirci, scavalcandoci. La risposta deve essere adeguata e al massimo livello: nello scacchiere internazionale, l’Italia rischia di finire per sempre in periferia. Inevitabile, in questa cornice, la mossa del presidente che, schierandosi, sostiene e irrobustisce Palazzo Chigi e la Farnesina nelle scelte di politica estera, E le repliche e le precisazioni degli inglesi che parlano di «proteste in malafede», sono attese e già messe in conto come prezzo da pagare per la «difesa della bandiera».
Al Quirinale, di «supplenza» presidenziale al governo, non vogliono nemmeno sentirne parlare. Ma all’estero il nuovo made in Italy sta funzionando solo in campo economico mentre, nei rapporti politici internazionali, si nota tuttora una certa titubanza. Forse è uno scotto inevitabile, il difetto di fabbrica degli esecutivi tecnici. Certamente Monti, di tanto in tanto, ha bisogno della «copertura» del Colle. Infatti nella crisi con Nuova Delhi qualcosa si sta cominciando a muovere solo dopo che Giorgio Napolitano ha rotto il silenzio e dato la linea: «L’obbiettivo di tutti noi è riportare i due marò a casa». Per riuscirci, ha spiegato mercoledì, «evitiamo qualsiasi elemento di incrinatura nell’amicizia e nel reciproco rispetto tra Italia e India», però «riaffermiamo con decisione le ragioni dei nostri militari impegnati in una missione di indubbia importanza per la comunità internazionale». Solo dopo queste parole l’Unione Europea è scesa in campo accanto a Roma. «Siamo pronti a sostenere gli sforzi dell’Italia - dice l’Alto Rappresentante Catherine Ashton al termine dell’incontro con il ministro degli Esteri Giulio Terzi -, faremo tutto quanto nei nostri mezzi».
Se il braccio di ferro con gli indiani è tutto da risolvere, il dossier nigeriano per certi versi è ancora più scivoloso. L’irritazione italiana era già stata manifestata l’altra sera, quando Monti, avvisato a giochi fatti, è rimasto tre ore sulla pista di Belgrado dov’era in visita ufficiale a bordo a discutere animatamente dall’aereo con David Cameron. Una volta tornato a Roma, il premier ha riunito il Cisr, il comitato interministeriale per la sicurezza, per fare il punto e ha parlato con Napolitano, che poi lo ha anche ricevuto al Quirinale per un colloquio durato quasi un’ora.
Insomma, il capo dello Stato è intervenuto di persona, aprendo un ombrello sul governo e sul Paese. «Ho parlato con il presidente del Consiglio che mi ha subito informato. Effettivamente è inspiegabile il comportamento del governo inglese che non ha informato e consultato l’Italia rispetto a un’azione di forza che poteva fare. È necessario un chiarimento politico e diplomatico con Londra». Secondo Cameron però non c’è nulla di oscuro.

«L’Italia era stata allertata sulla possibilità di un blitz - sostengono a Downing Street - e non ha mai sollevato obiezioni». Sollevando così un’ombra sui nostri servizi segreti: sapevano dell’azione e non hanno informato Monti? Copasir e Procura di Roma stanno già indagando.

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