J’accuse

«Devo correre in ufficio, a leggere le agenzie di stampa: stamattina ero in giro, a reperire fondi per il mio film. Ci sono speranze? Ah, meno male!», dice trafelata la produttrice Donatella Botti della Bianca Film, dopo aver saputo che dal Collegio Romano, dove ieri il Ministro Bondi ha presentato il suo bilancio, illustrando l'assegnazione delle risorse complessive, non sono uscite cattive notizie, anzi. Dovendo mettere in piedi Missione di pace, commedia dolceamara sull’ex-Jugoslavia dell’esordiente Francesco Lagi («Contiamo sul Fus»), grande è l’aspettativa della manager, che condivide, con i colleghi di Cinelandia, ansie e timori. «Qua stiamo lavorando giorno per giorno e aspettavamo come il pane il prolungamento del tax-credit e del tax-shelter, fondamentali per il nostro settore», riconosce la Botti, ammettendo gli sbagli degli anni precedenti («Molti film non andavano finanziati»). Ormai i buoi sono usciti dalla stalla e la riforma del finanziamento del cinema, con il rinnovo fino al 2013 delle detrazioni fiscali, fortemente volute da Gabriella Carlucci (e in tempi non sospetti, già con Prodi al governo), procede a colpi di sciabola.
Chi sa attrarre capitali privati, in buona sostanza, verrà premiato tramite una vantaggiosa defiscalizzazione. La crisi, dunque, rappresenta «un’opportunità di cambiamento», per dirla con Bondi, pronto a «liberare la cultura dall’abbraccio soffocante dello Stato». Nei decenni precedenti, quando lo Stato sperperava i soldi pubblici, troppi sono stati gli abusi perché non se ne tenga conto, mentre le restrizioni non sembrano necessarie, bensì indispensabili. «Nel mondo del teatro, non si contano le persone che hanno acquistato mobilio di pregio, per arredarsi le case, profittando del denaro pubblico», attacca Salvatore Arico, direttore del Teatro Valle di Roma. Da manager, con cinquant’anni di esperienza, Arico entra a gamba tesa nella questione culturale. «Questo governo è riuscito a varare, dopo centocinquant’anni, la prima Legge dello Spettacolo dal vivo, che abbia un senso. D’ora in poi, vanno pubblicati sui siti Internet i dati di spesa del denaro pubblico. I soldi non sono letteratura, né lo Stato può fare il capocomico», afferma il direttore del Valle, quest’anno forte di un cartellone molto interessante. Sarà quindi il palcoscenico a gestire il teatro, non più il carrozzone dell’E.t.i...

«Basta con lo Stato clientelare, ben venga lo Stato ispiratore. È l’unica strada percorribile, insieme a quella degli sponsor privati», ribadisce Franco Zeffirelli, puntando come sempre il dito verso il sistema clientelare della sinistra, responsabile dello sfascio attuale.

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