Si chiamava Ivan, era ucraino e nacque nel 1896 nel villaggio di Velyki, nella regione di Ternopil. Dopo le scuole superiori si recò nella capitale Lviv per compiere studi teologici. Nel 1921 venne ordinato sacerdote e andò a specializzarsi in Austria, a Innsbruck. Qui si rese conto di essere chiamato alla vita religiosa e nel 1923 entrò nell'Ordine Basiliano di San Josafat a Krexiv col nome monastico di Jakym. Presi i voti, fu inviato nel monastero di Krasnopuca, dove rimase fino al 1927. In quell'anno fu mandato a insegnare a Lavriv. Nel 1932 venne trasferito nel monastero di Sant'Onofrio a Lviv, dove ricoprì vari incarichi fino al 1938. Nel 1939 fu nominato arciprete e superiore del famoso monastero della SS. Trinità di Drohobyc, nella Galizia. Ma arrivarono i giorni dell'invasione sovietica. I monasteri furono soppressi e i monaci cacciati, esiliati o uccisi. Il padre Senkivskyj divenne da allora il punto di riferimento dell'identità nazionale e anticomunista. Insieme al confratello padre Severijan Baranyk, la sacrestia della chiesa locale fu un focolaio di resistenza passiva ai nuovi padroni. Questi ultimi, naturalmente, non tardarono a reagire secondo il loro copione preferito. Inutilmente i fedeli avevano scongiurato i due sacerdoti di nascondersi.
Era il 1941 e, qualche ora dopo aver detto messa, i padri Senkiviskyj e Baranyk vennero arrestati. Rinchiusi nel carcere cittadino, furono uccisi nella notte tra il 27 e il 28 giugno. Il corpo di padre Jakym non fu mai ritrovato. Quello del Baranyk venne invece bollito e servito come minestra agli altri carcerati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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