Franco Ordine
nostro inviato a Verona
Nellattesa dei sigilli di Inzaghi e di Gilardino e degli squilli di tromba di Oliveira oltre che delle imprese balistiche di Kakà, il Milan si deve accontentare dei suoi difensori. Kaladze salvò la ghirba del Diavolo a Genova contro la Samp, Jankulovski firmò il successo sullAscoli e nel frattempo una pistolettata di Kakà incenerì lAnderlecht. Il Milan, in attacco, è tutto qui. Troppo poco viene da dire per impensierire lInter nel derby ormai alle porte. E la questione, come si capisce dal racconto, non è certo il gioco che si snoda anche piacevole lungo le note direttrici. Cè una questione di insicurezza che provoca una mira discutibile dei cecchini di Milanello. A Verona, per esempio, Kakà, Gilardino e Borriello stesso hanno la possibilità di chiudere la questione in largo anticipo rispetto alla scadenza naturale del tempo e invece gli errori, in sequenza, uno dopo laltro, uno più clamoroso e avvilente dellaltro, tengono l1 a 0 sospeso sul filo dacciaio. Per fortuna di Ancelotti, il Chievo ha un paio di fiammate in tutto e poi si spegne, si placa.
Sulle (feroci) intenzioni del Milan non è lecito dubitare. Pronti via, il suo pressing coglie di sorpresa il Chievo riaffidato alle mani di Gigi Del Neri per esorcizzare la partenza disastrosa della gestione. Sicignano mette una pezza, una pezza strepitosa, al primo recupero di Gilardino con successivo servizio per Kakà, ma capisce in fretta che la serata promette solo complicazioni come testimoniano più avanti una collisione con Gilardino, il palo pizzicato da Seedorf su punizione e quindi la rasoiata di Jankulovski che apre la scatola veronese. Del Neri prova a replicare lo schema vincente di Guidolin: 4 in difesa più la protezione di Giunti, altri 4 a centrocampo e lisolato Pellissier abbandonato al suo destino in contropiede. A quel punto il Milan, chiamato a fare la partita, non si tira indietro anche se i primi triangoli disegnati da Oliveira non sono un granchè e se i cross di Bonera da destra sembrano mongolfiere.
Sul più bello, il Milan trova il varco utile da distanza notevole, 20-22 metri, con Jankulovski che col sinistro coglie langolo scoperto di Sicignano: il portiere saspetta il cross e invece il ceco lo sorprende con una martellata vera, di quelle che inchiodano le assi di legno. Loccasione per il Milan di chiudere il conto capita nel finale di tempo e procura il primo mal di pancia ad Ancelotti (mai polemico dalla panchina): Gilardino viene stroncato in area da DAnna e Mandelli senza richiamare lattenzione di Rizzoli, larbitro. Allocchio indiscreto della tv è un rigore doc.
Del Neri smonta e rimonta, allintervallo, il suo Chievo come un puzzle: via il polacco Kosowski e dentro Semioli, sotto la doccia Giunti e nella mischia Tiribocchi e la mossa, tardiva, consente ai suoi di guadagnare almeno un paio di opportunità per pareggiare il golletto milanista e procurarsi un altro pareggio dopo quello dellOlimpico. Semioli, di testa, manca la porta e su Tiribocchi Dida è degno della sua fama migliore, arpionando una palla velenosa. Il Milan soffre per venti minuti, deve ricorrere alla protezione speciale di Nesta (richiamato Bonera che balla su Semioli a destra) e poi allopposizione di Gattuso per conservare il vantaggio. I berlusconiani non stanno a guardare. In verità sbagliano un numero industriale di palle-gol con Oliveira, Kakà, Gilardino e due volte, nel finale, con Borriello appena arrivato dalla panchina per dimostrare che cè anche lui nel gruppo. La fiducia dellallenatore viene ripagata in modo molesto: una volta pasticcia con i piedi, unaltra volta non trova la porta da due passi. E così il tabellino dei marcatori resta senza attaccanti come succede da troppe domeniche per passare inosservato. Il Milan vince con un difensore, come già contro lAscoli a San Siro, il precedente più vicino.
Il Chievo, dalle sue parti, è una disperazione: continua a perdere.
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