Si tratta di otto missionari gesuiti massacrati dai pellerossa tra il 1642 e il 1649. I loro nomi: Jean de Brébeuf, Isaac Jogues, Antoine Daniel, Gabriel Lalemant, Charles Garnier, Noel Chabanel, René Goupil, e Jean de la Lande. Solo gli ultimi due non erano sacerdoti. La missione nel Canada francofono era resa difficile dalla vastità del territorio e dalle superstizioni degli indiani. Impossibile dormire per via dei pidocchi; capanne piene di fumo (i selvaggi non conoscevano il camino); promiscuità ributtante. Un giorno gli irochesi attaccarono gli uroni, massacrando e torturando anche donne e bambini. Tra gli uroni cera il chirurgo Goupil, che fu ucciso a colpi di tomahawk. Lo Jogues era stato mutilato delle mani e tenuto schiavo per anni. Tornato in Canada con il La Lande, fu sospettato dai mohawk di portare sventura: i due gesuiti vennero decapitati. Il Daniel si trovava in un villaggio di uroni aggrediti dagli irochesi; andò a cercare di parlamentare ma fu trucidato a colpi di freccia. Qualche mese dopo, gli irochesi attaccarono il villaggio in cui stavano il Brébeuf e il Lalemant. Dopo aver massacrato tutti, presero i due missionari e li torturarono bestialmente per giorni fino ad ucciderli. Sempre gli irochesi attaccarono la missione del Garnier: trucidarono tutti, anche il gesuita.
Il giorno dopo morì lo Chabanel, ammazzato da urone, battezzato ma apostata, convinto che il «manto nero» (così gli indiani chiamavano i gesuiti) portasse sfortuna. Questa era latroce realtà di quel «buon selvaggio» che di lì a poco gli Illuministi avrebbero celebrato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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