Guerra Libia

Jet francesce abbatte un aereo militare libico Battaglia di Misurata: 109 morti e 1.300 feriti

Sesto giorno di guerra: un jet francese ha abbattuto un aereo libico che non avrebbe rispettato la no-fly. Colpiti obiettivi militari della città di Sebha, il cui aeroporto è stato usato per accogliere l’arrivo dei mercenari africani. Gli insorti: "Abbiamo ricevuto promesse di armi da molti paesi"

Jet francesce abbatte un aereo militare libico 
Battaglia di Misurata: 109 morti e 1.300 feriti

Tripoli - Gheddafi non fa un passo indietro e, nonostante i continui raid aerei della coalizione internazionale, ricomincia a martellare Misurata colpendo, tra l’altro, l’ospedale. A metà giornata si diffonde la notizia che un jet libico, un monomotore G2 Galeb, è stato distrutto da un caccia francese Rafale subito dopo l’atterraggio all’aeroporto di Misurata. È stato sparato un missile aria-terra. Si tratterebbe del primo velivolo colpito in volo dopo l’imposizione della No fly zone. Sul terreno, intanto, il raìs intensifica la sua offensiva. Le notizie che arrivano dal fronte sono frammentarie e, quasi sempre, riflettono la propaganda. Misurata, terza città della Libia (a 200 km da Tripoli), è isolata: coperti dall’oscurità i tank di Gheddafi sono penetrati in città e hanno boombardato l’area vicino all’ospedale. "La situazione è molto grave", ha riferito un medico dalla città, prima che cadesse la linea. A portare terrore e morte sono anche i cecchini, che per i ribelli hanno fatto almeno 16 morti. Le cose non vanno meglio per la popolazione di Zintan, alla cui periferia i lealisti stanno ammassando truppe e carri armati. Ad Agedabia, accerchiata dalle truppe del Colonnello, sarebbe molto critica la situazione degli ospedali, ormai rimasti privi di cibo, medicine ed elettricità, ma i ribelli combattono per riconquistare la città che è lungo la strada verso Bengasi. A Tripoli, che è stata bombardata per la quinta notte di seguito, alcuni funzionari hanno portato i giornalisti della Reuters in un ospedale dove sono stati mostrati loro i cadaveri di 18 uomini, alcuni carbonizzati in maniera da essere irriconoscibili, dicendo che erano civili e militari uccisi dai bombardamenti. Si tratta dei primi reporter stranieri a cui sono stati mostrati vittime di bombardamenti, decine di civili secondo i libici.

Raid aerei su Sebha Secondo quanto riferisce la tv satellitare al-Arabiya vengono colpiti in particolare obiettivi militari della città di Sebha, il cui aeroporto è stato usato nelle scorse settimane per accogliere l’arrivo dei mercenari africani che combattono al fianco delle brigate di Gheddafi. Secondo quanto ha annunciato la tv di Stato libica, i caccia stanno attaccando "obiettivi civili e militari del quartiere di al-Tajura". 

Misurata, porto di nuovo agli insorti "Il porto di Misurata è sotto il nostro completo controllo", ha affermato il portavoce dell’esercito rivoluzionario anti-Gheddafi, Ahmed Beny, colonnello dell’aviazione, in una conferenza stampa a Bengasi. "Le navi della coalizione internazionale si stanno avvicinando al porto della città" a 200 chilometri ad est di Tripoli, ha aggiunto Beny. Le brigate di Gheddafi hanno occupato stamani il porto, bloccando migliaia di lavoratori stranieri che attendevano di imbarcarsi per lasciare la Libia. Ufficialmente è l'unica città dell’ovest del Paese ancora nelle mani dei ribelli. "Al porto - racconta un testimone - c’è una crisi umanitaria. Ci sono più di 6.000 lavoratori egiziani, alcuni con le loro famiglie, più alcuni lavoratori africani. Sono andati lì in attesa di una nave che potesse spostarli ma sono rimasti lì. Da ieri -ha raccontato la fonte- il porto è sotto il controllo delle forze di Gheddafi: hanno mandato due navi da guerra e alcune barche che ora ci assediano dal mare. Non hanno ancora ancora attaccato, ma se lo fanno, migliaia di lavoratori saranno le prime vittime". Fonti mediche a Misurata hanno annunciato che in una settimana di combattimenti tra forze pro-Gheddafi a insorti in città sono morte 109 persone e altre 1.300 sono rimaste ferite. I ribelli hanno anche annunciato di aver ucciso 30 cecchini del regime nella città contesa.

Gli insorti: armi da diversi paesi "Abbiamo ricevuto promesse di armi da molti paesi. Abbiamo bisogno del sostegno dei nostri amici, spero che avremo presto le armi e le munizioni che servono a liberare la Libia", ha detto Beny. "Il nostro unico problema sono le munizioni e le armi.

Stiamo affrontando i tank T-72 e T-92 dell’esercito di Gheddafi, per questo abbiamo bisogno di armi anti-carro". 

 

 

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