La Juventus è pronta a una notte da panzer

Alessandro Parini

da Torino

Senza paracadute, per la prima volta nella stagione. La Juve che finora ha viaggiato con il vento in poppa non può sbagliare: non serve un’impresa titanica, visto il 2-3 dell’andata, ma è meglio andarci cauti. Non fosse altro perché l’anno scorso la situazione contro il Liverpool era più o meno analoga, dopo la sconfitta dell’andata (1-2): poi ricordano tutti come è andata, un epilogo che Capello e compagnia non hanno mai digerito. «Siamo migliorati in tutto – annuncia Don Fabio, orgoglioso della creatura -, possiamo battere chiunque».
In conferenza, però, Del Piero ha l’aria più funerea del solito e non si capisce il perché, o forse sì. E lui, il tecnico più corteggiato del momento assieme a Mourinho, non sorride mai, come è ormai diventata abitudine alla vigilia di partite importanti per non dire decisive. I giornalisti tedeschi, in compenso, sono calati a Torino a frotte, nemmeno si aspettassero un’altra cerimonia di inaugurazione olimpica. «La squadra ha preso consapevolezza, sono fiducioso perché stiamo bene sia fisicamente sia psicologicamente. Non prenderemo sotto gamba nessuno, ma sia chiaro che la cosa non successe nemmeno la stagione passata: allora fu il Liverpool a impedirci di giocare. Domani sera (stasera, ndr), però, la musica sarà completamente diversa».
Ottimismo a piene mani, senza volersi negare nulla: «Dovessimo uscire dalla Champions, io continuerei a vedere il bicchiere mezzo pieno, non so voi». Non sarebbe così semplice, a dire il vero, pur con un campionato praticamente vinto in carrozza. Sarà un caso, ma fa capolino anche un minimo di pretattica: «Gli infortunati? Trezeguet non ha più alcun problema, Ibra accusa ancora un leggero fastidio, decideremo all’ultimo». In realtà, lo svedese ha disputato la partitella al fianco di Trezeguet e, se starà appena bene, giocherà lui. E qui, probabilmente, subentra il faccione triste di Del Piero, che potrebbe avere annusato l’aria che tira e finire in panchina: «Sappiamo tutti l’importanza della partita – ha detto il capitano -, ma non siamo preoccupati né mi sento particolarmente responsabilizzato: qui c’è tanta gente di esperienza, ognuno è conscio del proprio ruolo. Io sto bene, ma non credo che questo sia il mio miglior momento né penso al traguardo dei 200 gol da raggiungere con la Juve. Penso all’immediato, è meglio: spero solo sia una partita aperta».
Tutti si aspettano un Werder Brema quasi d’attacco, nonostante il vantaggio (minimo) dell’andata: «Si tratta di una squadra dalle caratteristiche offensive – ha puntualizzato Capello - , non credo si snatureranno proprio qui. L’importante sarà che noi si resti concentrati fino al novantesimo e anche oltre: quei cinque minuti finali di Brema non li abbiamo dimenticati e ci complicano un po’ la vita. In questo senso, il fatto di non avere preso gol sabato a Genova mi tranquillizza: la squadra ha capito dove aveva sbagliato». Il campionato come palestra della Champions, allora, più che mai obiettivo numero uno della stagione, utile anche per dare una mano al bilancio: d’accordo che il primo semestre dell’esercizio 2005-2006 è stato chiuso con un attivo di quasi due milioni di euro, ma arrivare alla finale di Parigi garantirebbe alle casse della società bianconera una cifra superiore ai 25 milioni.

Come dire che, a quel punto, finire in rosso sarebbe quasi impossibile: «Un passo per volta, per piacere – frena Capello -. Non mi interessa neppure che gli avversari ci diano favoriti per la vittoria finale, pensiamo prima a eliminare il Werder: come me, credo ragioneranno tutti gli altri allenatori ancora in pista».

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