Kabul, kamikaze uccide 31 soldati E i talebani liberano quattro rapiti

da Kabul

I talebani hanno ucciso almeno 31 persone, per lo più soldati afghani, in uno dei peggiori attentati suicidi mai avvenuti nella capitale afghana. Mentre quattro dipendenti della Croce rossa internazionale sono stati rilasciati dopo quattro giorni di sequestro.
I quattro, un macedone, un birmano e due afghani, che erano stati sequestrati mercoledì scorso mentre trattavano il rilascio di un tedesco rapito a luglio, sono arrivati a Kabul ieri sera. Non si hanno invece notizie sulla sorte del tedesco sequestrato. Negli ultimi mesi i talebani hanno sequestrato molti afghani e stranieri per alimentare il clima di insicurezza e minare il governo di Kabul sostenuto dall’Occidente.
Come in un attentato analogo a giugno che uccise tra le 24 e le 35 reclute, ieri un kamikaze, vestito con l’uniforme militare, si è fatto saltare in aria nelle prime ore del mattino, appena i soldati erano montati a bordo di un autobus.
Il veicolo è stato scoperchiato e spezzato a metà dalla violenza dell’esplosione, che ha mandato in frantumi anche i vetri degli edifici nelle vicinanze. La gente ha aiutato la polizia a raccogliere brandelli di carne, sparsi per un raggio molto vasto. I feriti sono 25, alcuni molto gravi.
I talebani hanno rivendicato l’attentato, uno dei peggiori nella capitale afghana dal crollo del regime degli «studenti di teologia coranica» sotto le bombe americane nel dicembre 2001.
Nell’impossibilità di compiere offensive su larga scala contro le forze armate straniere, i talebani ricorrono ormai sempre più spesso a metodi «iracheni». Da gennaio, ci sono stati più di cento attentati, secondo un rapporto dell’Onu (nel 2006 erano stati complessivamente 123). Nei primi sei mesi di quest’anno sono morte negli attentati 193 persone, di cui 121 civili afghani, 62 militari afghani e dieci soldati stranieri.
L’ultimo attentato nella capitale si era avuto lunedì scorso, contro un convoglio dell’Isaf, la forza internazionale al comando della Nato: rimase ucciso un soldato francese. Fino ad oggi sono già morti 175 soldati stranieri, contro i 190 di tutto il 2006.
Il presidente afghano Hamid Karzai ha condannato l’attentato come un «crimine contro l’umanità e l’Islam», e ha lanciato un appello a lottare con «più vigore» contro il terrorismo. Nello stesso tempo, si è detto disposto a incontrare personalmente, per negoziare con loro, il leader dei talebani Mullah Omar e il signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar, ricercato dalle forze di sicurezza, ma senza precondizioni su un ritiro delle truppe straniere.
A una conferenza stampa tenuta a Kabul appena rientrato dagli Stati Uniti, Karzai ha detto di avere discusso la questione con il presidente americano George W. Bush e con il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Entrambi, ha detto Karzai, si sono espressi favorevolmente sull’idea dei negoziati.
Il Mullah Omar, sulla cui testa pende una taglia di 25 milioni di dollari, e Hekmatyar, a suo tempo primo ministro finanziato dalla Cia in funzione antisovietica e oggi ricercato dagli Stati Uniti, potrebbero anche candidarsi alle elezioni del 2009, ha detto Karzai.


Alle passate offerte di negoziati di Karzai, i portavoce dei talebani e di Hekmatyar hanno risposto che non avrebbero accettato la proposta prima di un ritiro dei circa 50.000 soldati stranieri presenti nel Paese. Ma anche ieri Karzai ha ribadito che le forze straniere sono necessarie: fino a quando l’Afghanistan non si reggerà in piedi da solo, ha aggiunto il presidente.

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