Siamo ancora qui a parlare del salto maledetto. Un anno fa tutto il mondo era inorridito per la terribile caduta di Scott Macartney nella gara delle gare, "The Race" come la chiamano gli austriaci, la discesa di Kitzbuehel. Lo statunitense era atterrato male davanti al traguardo della Streif, aveva perso il casco, era rimasto sulla neve inerme con il corpo scosso da sussulti. Tutto alla fine si era risolto senza tragedie, Scott era tornato sugli sci un mese dopo la caduta.
Ieri è stato Daniel Albrecht a cadere nello stesso punto, non in gara ma in prova. I soccorsi sono stati immediati, l'elicottero era pronto per trasportarlo a St. Johann prima, a Innsbruck subito dopo. Nel capoluogo del Tirolo c'è una delle cliniche meglio attrezzate per i problemi neurologici, Albrecht ci è arrivato con un ematoma al cervello, oltre a un forte trauma polmonare. Dopo questa diagnosi il ricordo è andato subito a Leonardo David, il giovanissimo talento dello sci italiano che trent'anni fa, dopo un'operazione per rimuovere un ematoma al cervello (a Burlington, negli Stati Uniti) passò lunghi mesi proprio nella clinica universitaria di Innsbruck dove gli esperti medici austriaci tentarono di risvegliarlo, cosa che purtroppo non avvenne. Leo morì senza aver mai ripreso conoscenza nel marzo del 1985. Brutti ricordi.
Probabilmente Albrecht uscirà da questa avventura senza allungare la lista, il venticinquenne di Fiesch ieri ha infatti risposto ad alcune domande dei medici, che però hanno preferito intubarlo e lasciarlo in coma farmacologico, applicandogli una sonda per assorbire l'ematoma. Molto peggio, nel dicembre del 2001, era andata al suo connazionale Silvano Beltrametti, che dopo un volo nella discesa di Val d'Isère aveva tagliato le reti atterrando con la schiena contro una roccia. Era una grande speranza dello sci mondiale, si è ritrovato in carrozzella, paralizzato dal bacino in giù. Per non parlare di chi non ce l'ha fatta: oltre a David ricordiamo Regine Cavagnoud, morta nel novembre 2001 in seguito ad uno scontro con un allenatore durante una prova di allenamento, mamma Ulrike Maier, morta nel gennaio 2004 dopo una caduta nella discesa di Garmisch, e ancora Gernot Reinstadler, morto nel 1991 a Wengen, squarciato dalle reti dopo il salto all'ultima curva prima del traguardo, salto che quest'anno gli atleti non hanno trovato. Qualcuno, gli svizzeri in particolare, non ha gradito, altri hanno applaudito il tentativo di garantire maggiore sicurezza, a scapito dello spettacolo.
Spettacolo che viene prima di tutto invece a Kitzbuehel, dove cinquantamila persone si ammassano attorno all'ultimo schuss per godersi il volo degli uomini jet che in quel punto arrivano a circa 140 km all'ora. Daniel Albrecht non è un atleta inesperto, oltre ad essere il campione del mondo in carica di supercombinata, una settimana fa ha dominato la discesa della combinata di Wengen e ha già vinto 4 volte in coppa del mondo, due in questa stagione, i giganti di Soelden e Alta Badia.
Una settimana fa, alcuni discesisti avevano espresso il parere sulla Streif: «Dio mio, anche quest'anno mi tocca scendere da lì?», ha detto Manuel Osborne-Paradis, terzo in Gardena e quinto a Wengen.
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