Kiwi giallo, un batterio mette ko il vanto del Lazio

Attivazione di un tavolo di crisi comune, completamento del censimento volto a richiedere lo stato di calamità naturale, ulteriori incentivi alla ricerca e attivazione misure del Programma di sviluppo rurale. Queste le linee guide dettate ieri dall’assessore alle Politiche agricole della Regione Lazio, Francesco Battistoni, durante la riunione sulla batteriosi del kiwi alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle Province di Roma e Latina, delle organizzazioni di categoria, delle cooperative e della ricerca. «Il Lazio - ha spiegato l’assessore - chiederà un tavolo di confronto a livello nazionale proponendosi come capofila, visto il primato della nostra Regione nella produzione di kiwi. Stiamo chiudendo la delimitazione delle aree colpite dalla batteriosi per dichiarare lo stato di calamità naturale». «Per quanto riguarda la ricerca - ha detto Battistoni - stiamo provvedendo a reperire nuove risorse, soprattutto per studiare le piante che risultano resistenti alla batteriosi. Inoltre, la Regione sta verificando l’attivazione di una nuova misura del Piano di sviluppo rurale da contrattare con l’Unione Europea, per la ricostituzione del potenziale danneggiato da calamità naturali ed eventi eccezionali e per la quale potrebbero essere stanziati circa 5 milioni di euro a sostegno degli agricoltori colpiti».
«Inoltre - ha concluso Battistoni - chiediamo un incontro con il ministro Galan per delineare una strategia di intervento condivisa a livello nazionale e intervenire tempestivamente mettendo in campo tutte le forze a disposizione».
«La vicenda della batteriosi - ha ricordato la Flai Cgil di Roma e del Lazio, chiedendo l’intervento dell’assessore - che sta investendo dallo scorso anno il kiwi giallo nel triangolo Aprilia, Cisterna, Velletri, è diventata ormai una emergenza.

Le imprese hanno dovuto estirpare le piante con una perdita di 50mila euro a ettaro e il problema riguarda centinaia di imprese. Il calo di produzione si aggira attorno al 70 per cento e almeno tremila sono i lavoratori (ora a rischio) impiegati nelle operazioni di raccolta del kiwi.

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